OHT Office for a Human Theatre presenta: Un teatro è un teatro è un teatro è un teatro

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Dopo il successo della prima assoluta al 49. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, lo studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta torna in scena con lo spettacolo che svela quello che del teatro, non sappiamo più vedere.

 Sabato 25 settembre 2021, ore 18.00 e 21.30

Teatro Ariosto

Corso Cairoli 1 – Reggio Emilia

www.oht.art | www.itreatri.re.it

Reggio Emilia  –  Sabato 25 settembre alle ore 18.00 e alle ore 21.30OHT [Office for a Human Theatre], lo studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta, considerato tra gli autori italiani più interessanti del teatro contemporaneo, torna in scena  al Teatro Ariosto di Reggio Emilia con Un teatro è un teatro è un teatro è un teatro.

Lo spettacolo, presentato con grande successo in prima assoluta al Teatro Goldoni di Venezia in occasione dell’ultima edizione del Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Veneziaspoglia il palcoscenico, non racconta nulla, fa scomparire la rappresentazione: resta un vuoto che lascia emergere qualcosa che conosciamo ma non sappiamo più vedere, un omaggio al teatro per quello che è: un teatro.

Rifacendosi all’esercizio del solfeggio musicale, Un teatro è un teatro è un teatro è un teatro torna ai fondamentali della scena, riscoprendo gli elementi che compongono la macchina teatralequinte, cieli, fondali, luci, americane, contrappesi, cui viene associata una voce da ascoltare, udibile perché priva di parole. Grazie alla musica composta da Davide Tomat.

suono diventa un viaggio all’interno della complessità e comprensibilità del teatro, il respiro della manifestazione delle relazioni in scena fra oggetti sonori, visivi e non, da cui emerge un mondo rarefatto, un fragile velo, al di là del quale non c’è nulla. 

Con Un teatro è un teatro è un teatro è un teatro, OHT drammatizza il palcoscenico come un ecosistema complesso realizzando un super teatro, un luogo vitale in sé, in cui il dramma ritorna alla sua essenza etimologica di azione e mutamento, in cui il suono è un viaggio all’interno della complessità e comprensibilità del teatro, il respiro della manifestazione delle relazioni in scena fra oggetti sonori, visivi e non, da cui emerge un mondo rarefatto, un fragile velo, al di là del quale non c’è nulla.