Orlando: “Una legge PD contro i processi eterni”

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«Come assicurazione sulla vita noi presenteremo un nostro ddl sulla prescrizione che ci auguriamo di non dover usare. Ma la legge di Bonafede da sola resta una norma sbilenca e una bandiera». Dice così il vice segretario del Pd ed ex Guardasigilli Andrea Orlando che nega «uno scambio sulla giustizia» con M5S. Quanto all’altolà dei renziani è netto, «la prescrizione non sta nell’accordo di governo».
Chi ha vinto sulla giustizia tra M5S e voi del Pd?

«Non era una partita di calcio. La questione delle intercettazioni è stata chiusa, mentre il confronto sul processo penale è ancora aperto. L’importante è che possano vincere i cittadini e che la funzionalità del sistema giudiziario sia garantita».
Ammetterà che è una vittoria il fatto di aver portato a casa le intercettazioni dopo due rinvii consecutivi di Bonafede.

«Stiamo parlando di una disciplina che limita il rischio della diffusione impropria di conversazioni captate per accertare verità processuali. Un rischio non eliminato del tutto, ma fortemente ridotto con la riforma».
E’ un rischio per lei pubblicare le telefonate?

«Le intercettazioni in base all’ordinamento sono disposte per finalità di giustizia, non per analisi sociologiche o per scoprire l’indole delle persone coinvolte. Bisogna evitare che diventi pubblico ciò che non è penalmente rilevante. Questa è la ratio della legge. Non viene scongiurato il rischio al cento per cento.

Ma il decreto da un lato riduce a monte la massa di conversazioni immesse negli atti, dall’altro rende il percorso più tracciatile, quindi sarà più facile individuare chi le diffonde illegittimamente, senza però ridurre in alcun modo la capacità di indagine e senza sanzioni per i cronisti che eventualmente si trovassero in possesso di quel materiale».
Quindi se io trovo un’intercettazione riservata la posso pubblicare e non rischio niente?

«I rischi sono quelli presenti nelle norme vigenti, il decreto non cambia nulla».
A proposito di decreto, il forzista Costa sostiene che quello che sarà fatto per prorogare di due mesi la legge sulle intercettazioni è incostituzionale perché non c’è alcuna urgenza per farlo.

«Non so se sarà quella la scelta. Con tutto il rispetto per il giurista Costa, mi pare singolare che dopo anni di tentativi di Forza Italia per limitare, a dir loro, l’uso improprio delle intercettazioni adesso lui cerchi il modo di opporsi alla legge».
Resta lo scontro sulla prescrizione di Bonafede, con lo stop definitivo dopo il processo di primo grado. Che succede con la sua entrata in vigore il primo gennaio?

«Niente».
Come niente? State litigando da due mesi…

«Semplicemente non è stato ancora trovato un equilibrio tra l’interruzione della prescrizione in primo grado e una riforma del processo penale che eviti a una persona di restare sotto processo a vita. Perché non c’è alcuna garanzia che il processo non vada oltre un certo tempo. Invece bisogna trovare una soluzione per garantire il fine corsa. Un processo sospeso non fa giustizia per nessuno nemmeno per le vittime».
Ma Bonafede ha segnato un gol portando a casa la sua prescrizione?

«Capisco che c’è chi possa essere entusiasta per questa bandiera, ma qui non stiamo agitando delle bandiere ma ponendo il problema di un equilibrio tra processi che rischiano di finire nel nulla con la prescrizione e processi eterni. Uno sforzo va fatto. Altrimenti, senza un risultato, il Pd chiederà il ripristino dell’attuale regime della prescrizione».
Cioè la sua legge?

«La legge vigente del 2015».
E cosa farete? Un vostro ddl?

«Sì, certo, la prossima settimana ne presenteremo uno che ci auguriamo di non dover approvare perché nel frattempo è stato raggiunto un punto di equilibrio tra prescrizione e funzionamento del processo penale. Altrimenti dobbiamo tornare alla prescrizione attuale. E non sarebbe una nostra vittoria ma una sconfitta per tutti. Però è inaccettabile che non ci sia alcuna forma di deterrenza al processo infinito».
Il niet dei renziani alla prescrizione di Bonafede non rischia di incrinare la maggioranza?

«Non c’è alcun accordo di governo che ci vincoli al rispetto di questa norma sbilenca votata da Lega e M5S. Tuttavia stiamo cercando un punto di equilibrio. Bonafede finora non ha proposto nulla di risolutivo nel quadro di una riforma largamente condivisibile. Noi faremo il ddl come fosse un’assicurazione sulla vita. Non abbiamo aderito all’iniziativa strumentale di Costa, però il nostro margine di iniziativa resta».