Arrivano altre due medaglie di valore in casa azzurra. Alle Paralimpiadi di Tokyo le luci della ribalta si sono accese per gli atleti marchigiani, la capitana Assunta Legnante e il mezzofondista Ndiaga Dieng, capaci di vincere un argento e un bronzo nelle rispettive specialità.
La lanciatrice non vedente, con già all’attivo un altro sigillo d’argento nel disco F11, entra in pedana del peso F11 per difendere il doppio titolo conquistato a Londra 2012 e a Rio 2016. La gara risulta più complicata del previsto sia per la pioggia che per l’estenuante confronto con l’uzbeka Safiya Burkhanova.
Con il lancio iniziale di 14,26 la pluricampionessa mondiale napoletana va subito in testa, ma la prima posizione dura poco perché la Burkhanova piazza la misura vincente di 14,78 già nella seconda prova. Da quel momento in poi seguono due nulli, e quel 14,62 al quinto tentativo che le assicurano il secondo posto sul podio. “Perdere con 14,78 mi fa tanto rabbia – le parole di Assunta Legnante – C’era freddo, la pedana scivolosa, tutto difficile ma quello c’è stato per tutti.
Non può essere una scusa. Purtroppo forse, chiedo anche troppo a me stessa e a 43 anni non è che si può fare più quello che si faceva prima. Non posso dire di non averci provato, ma provarci e non riuscirci non è sufficiente.
Peccato per il terzo lancio, quello nullo, perché era lungo. Tranne i primi due lanci, ho fatto tutto il resto in translocazione, solo che non si può fare 14,25 da ferma e 14,62 in translocazione. Questa è la cosa che mi rimprovero di più”.
In pista invece, c’è la rivincita di Ndiaga Dieng dopo il quinto posto nei 400 metri.
Domani, ultimo giorno di gara per la Nazionale italiana, è il turno del “trio delle meraviglie” Martina Caironi, Monica Contrafatto e Ambra Sabatini alle prese con la qualificazione dei 100 T63 per la finale della sessione serale giapponese (ore 14:26 italiana).
fidal