Pieni poteri, l’azzardo di un uomo accecato

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salvini
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Una campagna elettorale sul dare o no “pieni poteri” a Matteo Salvini: possibile che il livello della politica italiana sia giunto ad un livello “sudamericano”?

Nemmeno si è formalmente aperta la crisi di governo, anche se tutti sanno che lo show down sarà la settimana prossima, il 20 o il 21 (ma con un voto del Parlamento o no?), che la campagna elettorale è già arroventatissima. Perché, per come l’ha messa giù Salvini, la posta in gioco è l’avvenire della nostra democrazia per come venne costruita dalla Costituzione.

Emanuele Fiano, Pd, ha fatto un tweet drammatico:

“Chiedo agli italiani, se ne hanno la voglia, di darmi #pienipoteri per fare quello che abbiamo promesso di fare fino in fondo senza rallentamenti e senza palle al piede.” Salvini, Pescara 8.08.2019 L’ultimo che li ha ottenuti dopo elezioni si chiamava Adolf, ed era il 24.03.1933”.

Ora, al netto della polemica, è però vero che il ministro dell’Interno – pensateci, il responsabile nazionale dell’ordine pubblico! – ha chiesto qualcosa di inaudito. Di non essere intralciato nel suo agire (“senza palle al piede”), di essere dunque “assoluto” (sciolto) come i monarchi di secoli fa, di essere padrone di decidere, lui, su tutto, non solo se far sbarcare una nave di disperati: immagina cioè un’Italia come una grande nave Diciotti, in sua balìa, lontana qualche miglio dalla complessità democratica.

Ormai ebbro di egotico amor sui, abbacinato dalla prospettiva di divenire il Conducator italico sulle ali di uno stordimento di massa premiante infine l’uomo forte – parodia storica a tanti anni dal 1945 -, ecco che Salvini ha scelto di abbandonare la politica come arte del possibile e della ricerca del consenso per una lotta a mani nude per l’impadronimento non del governo ma del potere, che è cosa diversa e più pericolosa.

E forse proprio questo accecamento, come un Edipo che si fosse strappato gli occhi che fanno vedere la realtà razionale, lo ha portato a chiedere un referendum sui “pieni poteri”, un plebiscito sulla sua persona e le sue idiosincrasie, le sue grettezze mentali, la sua evidente insufficienza culturale, la sua – infine – assoluta mancanza di cultura di governo. Un azzardo, forse un errore fatale.

Che un uomo simile, che appunto si candida a fare strame della cultura e del,a prassi democratiche, possa governare la macchina elettorale è cosa che dovrebbe impensierire tutti, a cominciare dalla più alte cariche istituzionali. Dice Stefano Ceccanti che “una cosa dovrebbe comunque essere chiara nello svolgimento della crisi: le elezioni non possonoe non debbono essere gestite da un Ministro degli Interni che auspica per sé pieni poteri”.

Ecco perché, allo stato dei fatti, quella di un governo di garanzia, elettorale, neutrale è il minimo sindacale che i democratici possano chiedere.

Più in là ci sarà la grande battaglia. Contro un uomo che sta perdendo il senso delle cose e che può diventare un problema per il futuro del Paese. Ed è per questo – attenzione – che si torna a guardare al centrosinistra, anche persone e ambienti sin qui lontani da esso, mossi dall’istinto democratico di chi sente l’odore del pericolo e sta pensando a come sventarlo.                                                                                 mario lavia fonte