Più lavoro e più benessere: due anni di sussidi in Finlandia

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Economia - soldi - Euro - Monete - Congiuntura - Situazione Nella foto: Trento 02 marzo 09 AgF Bernardinatti Foto

Maggior benessere e meno stress, ma non solo. Anche effetti positivi sul- l’occupazione. Sono i dati che emergono da un esperimento sul reddito di base realizzato dal governo finlandese negli ultimi due anni e appena concluso.

Anche se le prime politiche del genere risalgono agli anni Sessanta, i dati sono ancora pochi. Il progetto sul campo del Paese nordico dà un grande contributo all’evidenza quantitativa sul reddito universale, essendo il primo studio “controllato randomizzato” in materia. Le conclusioni? Un sussidio senza condizioni riesce ad avere molti effetti positivi, sia a livello personale che sociale.

Nello studio finlandese è stato selezionato un gruppo di 2mila disoccupati scelti a caso. È stato dato loro un pagamento senza condizioni di 560 euro al mese (più 330 euro in media di altre indennità). Un livello comunque molto basso rispetto ai redditi medi delle famiglie finlandesi. Tutti gli altri disoccupati hanno continuato a ricevere i sussidi standard e hanno funzionato da pietra di paragone (in gergo tecnico “gruppo di controllo”).

I risultati sono intriganti, come li definisce la società di consulenza McKinsey. La soddisfazione media di vita di chi percepisce il reddito universale è 7,3 su 10, rispetto al 6,8 dei disoccupati “normali”. Un balzo in alto della felicità, quantificabile come l’aggiunta al proprio reddito di una somma compresa fra 800 e 2.500 euro.

Con il reddito universale alla finlandese migliora la salute, scende lo stress, c’è meno rischio di depressione, tristezza e solitudine. Inoltre, ricevere una somma non condizionata alla ricerca di un lavoro (come invece avviene nei tradizionali sussidi di disoccupazione) aumenta la sicurezza di sé e la fiducia nel futuro, nelle istituzioni e negli altri.

Una dinamica non catturabile con l’analisi costi-benefici, perché il reddito di base innesca circoli virtuosi. Il primo è a livello individuale: serenità e sicurezza maggiori incoraggiano i percettori del reddito a cercare nuove opportunità. A loro volta queste attività rinforzano le emozioni positive.

Forse è anche per questo che il reddito universale in Finlandia ha portato a un (piccolo) aumento dell’occupazione. Niente effetto divano. Un duro colpo per chi sostiene che un sussidio senza condizioni riduce l’incentivo a lavorare. Viene così messa in dubbio l’intera teoria dietro i sussidi di disoccupazione, per la quale bisogna dimostrare continuamente la propria idoneità al sussidio e non si può rifiutare più di un certo numero di offerte di lavoro (funziona così anche il Reddito di cittadinanza in Italia).

Mentre i sussidi di disoccupazione rischiano di creare una burocrazia ipertrofica e opprimente e di esasperare il disoccupato, un meccanismo del genere non ha ragione di esistere con un sussidio incondizionato.

Anzi, le persone che nell’esperimento hanno ricevuto un reddito di base avevano più probabilità di trovare un lavoro rispetto agli altri. Certo, nei due anni dello studio sono avvenuti anche altri cambiamenti. Ma secondo i consulenti di McKinsey la struttura del sussidio (senza condizioni e di importo modesto) ha spinto i percettori a cercare e accettare lavori che forse non avrebbero scelto. Dunque, sembra quasi che il reddito universale possa favorire i meccanismi di mercato.

E questo può avvenire anche in maniera indiretta, attraverso il secondo circolo virtuoso innescato dal reddito di base. Un sussidio senza condizioni incoraggia la fiducia negli altri e nelle istituzioni, pietra d’angolo delle società ben funzionanti. E così fa funzionare meglio anche il mercato, se prendiamo per buona l’idea di Adam Smith secondo cui l’empatia ne è un ingranaggio fondamentale.

Ovviamente il reddito universale deve essere ben congegnato: bisogna decidere come deve interagire con la tassazione, la protezione sanitaria e altri sussidi. Ma lo studio finlandese è un esempio da seguire. E quantomeno ci mostra che, forse, nel “Sussidistan” può funzionare bene anche il mercato.                      (di Alessandro Bonetti – Il Fatto Quotidiano)