L’esercito del virus

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Nessuno lo nasconde più, l’allarme nel governo cresce e di conseguenza anche l’attenzione degli apparati. Il premier suona l’adunata: «Non possiamo cullarci sugli allori. I sacrifici fatti si disperderebbero in un baleno se non mantenessimo alta la soglia di attenzione».

Da Palazzo Chigi si susseguono quindi gli appelli a scaricare l’app Immuni. La principale preoccupazione è riuscire a tenere sotto controllo il tracciamento dei casi. Che giorno per giorno aumentano, «e che continueranno a salire, lo abbiamo messo in conto», prova a rassicurare il ministro delle Regioni Francesco Boccia.

«I dipartimenti di prevenzione delle Asl – dice però Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza – sono sotto pressione e i focolai rischiano di sfuggirci di mano, mentre con l’app Immuni potremmo rintracciarli rapidamente e avvisarli».

Riapre la war room

Un segnale dell’allerta è la riapertura dopo tre mesi di stop della «war room», summit quotidiano del coordinamento tra Regioni e Protezione civile: riunioni alle 9 del mattino con il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il commissario straordinario Arcuri e i tecnici del ministero di Boccia collegati con ogni capoluogo regionale. Riunioni che nella fase del lockdown duravano anche 4-5 ore.

Da domani si vedrà. Altro segnale evidente è una circolare del Viminale ai prefetti: per sollecitare il rispetto dei divieti, spesso elusi e sottovalutati. «Le attività di controllo potranno essere modulate in determinate fasce orarie, in cui risulti maggiore il rischio di assembramenti, con il consueto concorso di operatori delle polizie locali e con l’eventuale ausilio del personale militare».

Insomma, soldati nelle piazze e fuori dagli istituti scolastici. Sì, perché una delle maggiori fonti di preoccupazione è il comportamento dei ragazzi. «Le foto all’ingresso e all’uscita delle scuole mostrano una situazione di caos», s’ indigna Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute. Il controllo delle Camere Domani sera i ministri riuniti a Palazzo Chigi faranno il punto sulle misure del prossimo Dpcm.

Che servirà a prorogare le norme di contenimento e sarà varato mercoledì. Ma che prima dovrà essere illustrato al Parlamento dal ministro Speranza. Ergo, potrà esser integrato con innesti e richieste dei gruppi. È la democrazia bellezza, si potrebbe dire, visto che nella fase pre-estiva questa regola di ingaggio per il governo è stata istituita su pressing dei partiti. Per smussare i superpoteri del premier e dei ministri dovuti allo stato di emergenza. Che verrà prorogato al 31 gennaio.

Ma nel prossimo Dpcm ci sarà una novità di forte impatto sulla vita di tutti: l’obbligo di indossare la mascherina appena si mette il naso fuori di casa. Con una deroga per bambini sotto i 6 anni e per chi fa sport all’aperto.

Una disposizione già introdotta in sei regioni: Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Lazio e Friuli. E che verrà estesa a tutte. «Oggi è il primo giorno dell’obbligo nel Lazio e il messaggio è passato», si compiace Nicola Zingaretti. Speranza poi confermerà il divieto di far radunare più di mille persone (distanziate e con le mascherine indosso) nei luoghi aperti – stadi compresi – e duecento nei luoghi chiusi. Nessuna stretta su bus e metro pieni all’80%, malgrado nel governo ci sia chi è contrario, «perché così vuol dire riempirli come uova, nessuno controlla».

Ancora nessun giro di vite sugli orari dei locali, ma non si esclude che un aumento dei contagi possa comportare una sorta di «coprifuoco» dopo le 22. Si valuta se aggiornare la lista dei Paesi a rischio, da cui dovrebbe uscire la Grecia, dove la situazione è migliore di quest’ estate. Ma se qualche governatore, come Enzo De Luca, vieta le tavolate oltre le sei persone e le danze sfrenate a matrimoni e battesimi, il governo non lo fermerà, anzi. «Chi vuole regole più stringenti, le può ben introdurre», conferma Boccia.