Poliomielite, riemerge la paura del passato

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Pensavamo fosse praticamente debellata ma gli allarmi degli ultimi giorni riportano alla memoria le paure del passato: la poliomielite.

Prima le autorità sanitarie del Malawi che, il 17 febbraio scorso, hanno accertato il caso di una bambina di 3 anni infettata dal poliovirus e rimasta paralizzata. Poi il focolaio di polio in Ucraina iniziato nel 2021 e tutt’ora in corso nel Paese. L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti espresso “preoccupazione per la salute del popolo ucraino nell’escalation della crisi”. E infine questa mattina il caso in Israele, il primo dal 1989.

Il 24 ottobre 2019 l’Oms aveva dichiarato che il poliovirus di tipo 3 era stato eradicato, 4 anni prima era stata rilasciata una certificazione per il poliovirus di tipo 2. Al momento la poliomielite da poliovirus di tipo 1 rimane endemica in Afghanistan e Pakistan, dove rappresenta un’emergenza sanitaria.

Per capire cosa sta accadendo abbiamo interpellato Agnese Collino, biologa molecolare, supervisore scientifico presso Fondazione Umberto Veronesi e autrice del volume “La malattia da 10 centesimi. Storia della polio e di come ha cambiato la nostra società”.

“Non bisogna andare nel panico, al momento si tratta di pochi casi confermati e sono state prese tutte le possibili azioni, in Malawi come in Israele, per aumentare la profilassi vaccinale e potenziare il monitoraggio epidemiologico” sottolinea la ricercatrice. Questi contagi però “rappresentano dei campanelli di allarme che non vanno sottovalutati, che ci ricordano che è necessario stare molto attenti per poter evitare passi indietro e arrivare all’eradicazione della malattia”.

A preoccupare in particolar modo è la situazione in Ucraina in cui i tassi di vaccinazione sono troppo bassi, “sulla polio non va abbassata la guardia, la patologia potrebbe avere una sua recrudescenza se non si tiene il passo con le coperture vaccinali” avverte Agnese Collino.