Polveri sottili dall’Asia alla Liguria, valori delle centraline quintuplicati

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GENOVA – Il traffico intenso delle città a cui ci siamo ormai abituati è un ricordo in questi giorni di emergenza coronavirus e anche nei cieli il passaggio degli aerei si è drasticamente ridotto, restano le navi in porto e poco altro. Eppure, secondo i dati registrari dalle centraline di rilevamento di Arpal, nella giornata di sabato 28 marzo e, in misura minore domenica 29 marzo, sulla costa della Liguria si è registrata una situazione inusuale dei valori di PM10, con diffusi superamenti del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo (limite consentito dalla normativa europea per 35 volte in un anno).

Un fenomeno rapido tuttavia che ha lasciato i suoi segni un po’ in tutta Italia, Liguria compresa. In alcuni casi i dati rilevati dalle centraline Arpal che misurano il Pm10 hanno registarto valoro addiriruttara quintuplicati nel giro di poche ore, con la situazione più evidente nel Tigullio dove a Chiavari si è arrivati a un valore di 105 e Rapallo con 103 microgragmmi/metro cubo. Valori molto più alti rispetto all’andamento normale anche nel Ponente e nel Levante Ligure, ad esempio la centralina di La Spezia – San Cipriano/Libertà ha sforato i 100 microgragmmi/metro cubo.

MA COSA E’ SUCCESSO? Da Arpal spiegano che la causa di questo fenomeno è molto probabilmente da attribuire alla forte ‘avvezione’ ovvero trasporto di polveri dal cuore dell’Asia (dal deserto del Gobi), per effetto di correnti orientali molto intense che hanno spirato intorno ai 1500 m. Il 28 marzo l’afflusso dai quadranti orientali si è praticamente annullato e si è formata un’ampia zona con calma di vento centrata sul nord Italia. La subsidenza può essere la causa dell’incremento delle concentrazioni trasportate e presenti in quota nelle giornate precedenti.

LA SEQUENZA ORARIA DEL FENOMENO – Il primo picco a Spezia verso le 9 di sabato, a seguire a Chiavari, Genova capoluogo nel tardo pomeriggio e in serata solo un piccolo segnale a Sanremo. Curioso il fatto che nel savonese i picchi di polveri siano stati misurati con alcune ore di anticipo rispetto a Genova, probabilmente per il fatto che li sono arrivate direttamente dalla pianura padana, via Cadibona ‘aggirando’ parzialmente l’appennino.