PREOCCUPAZIONI E AUSPICI, ASPETTANDO IL 2020

0
70

Un anno sta per chiudersi portandosi via il primo decennio del Duemila. Tempo di bilanci, di previsioni, di impegni per il futuro. Provo a mettere in fila alcuni pensieri, partendo dalle preoccupazioni per concludere con qualche auspicio.

Partiamo dalla Libia, tra le più acute crisi internazionali in atto e sicuramente quella che ci riguarda più da vicino. Siamo di fronte ad un tornante pericoloso, un’evidente escalation militare in cui le parti libiche sembrano aver ceduto il passo ai rispettivi alleati. Dopo otto mesi di conflitto a bassa intensità – in cui è apparso chiaro che nessuna delle due parti fosse nelle condizioni di riportare una vittoria militare – il Generale Haftar ha intensificato la sua offensiva, grazie all’aiuto in particolare dei mercenari provenienti dalla Russia, e il Governo di Accordo Nazionale di Serraj ha chiesto il sostegno della Turchia, ottenendo la disponibilità di Erdogan che si appresta a chiedere al parlamento turco l’autorizzazione ad un intervento militare in territorio libico. L’accelerazione turca di queste ore non può che allarmare, poiché rischia di far trovare la comunità internazionale – e l’Europa in particolare – di fronte al fatto compiuto.
I paesi europei pagano pesantemente le divisioni dei mesi passati e ora rischiano di essere marginali di fronte ad una guerra per procura a pochi chilometri dai nostri confini. L’Italia ha finalmente ripreso in mano il dossier Libia, dopo un vuoto di iniziativa troppo lungo in cui la crisi libica è stata sequestrata dalle ossessioni di Salvini sul tema immigrazione. Per il nostro Paese la Libia è una priorità assoluta, una precipitazione degli eventi può comportare drammatiche conseguenze in termini di sicurezza e di stabilità per l’intera regione. Grazie all’azione del Governo italiano finalmente l’Unione Europea si appresta a realizzare una missione comune in Libia, portando un messaggio netto e chiaro alle parti: non esiste nessuna soluzione militare, la guerra porta solo distruzioni e vittime, la via maestra resta il dialogo intra-libico sotto l’egida delle Nazioni Unite. E l’unico modo per avviare questo percorso è il cessate il fuoco e la fine di tutte le interferenze esterne che alimentano il conflitto, obiettivi cardine della Conferenza di Berlino che dovrebbe tenersi in gennaio e che noi pensiamo debba avere un approccio più inclusivo possibile. Per ottenere questi risultati gli Stati Uniti dovrebbero schierarsi a fianco dell’Europa ed esercitare la loro pressione su tutti gli attori esterni che in questa crisi stanno invece giocando in un’altra direzione. L’interesse nazionale italiano – con buona pace dei sovranisti nostrani – si difende se torna a funzionare il multilateralismo, se Europa e Stati Uniti tornano a stringere i loro legami storici mettendo ai primi posti dell’agenda la lotta al terrorismo, la pace e la stabilità nella regione del Mediterraneo. La strage di Mogadiscio così come i continui episodi di violenza cieca che insanguinano diversi paesi africani, d’altra parte, ci dicono che la minaccia terroristica non è affatto scomparsa. L’auspicio dunque è che nel nuovo anno lo scetticismo e il cinismo di chi pensa che in Libia, come nelle altre aree di crisi, conti solo l’uso della forza militare siano sconfitti dalla politica e dalla diplomazia. E che l’Italia e l’Europa sappiano trovare la strada per rendere credibile questa prospettiva.

Uno sguardo alle questioni di politica interna, al governo e al Pd. L’esperienza del governo Conte 2, di cui ho avuto l’onore di essere chiamata a far parte, si sta rivelando più faticosa del previsto.
Pur avendo concluso con successo l’impresa – difficile e per nulla scontata – della manovra di bilancio per il 2020, sul cammino del governo ogni giorno nuovi ostacoli. Le dimissioni del Ministro Fioramonti hanno avuto una risposta tempestiva e appropriata, con la suddivisione tra due Ministeri delle competenze su scuola e Università e ricerca e l’indicazione dei due nuovi Ministri Azzolina e Manfredi (quest’ultimo indubbiamente una bella sorpresa per chi ha a cuore il mondo della ricerca e dell’Università italiane!). Ma la maggioranza non sembra aver trovato quella serenità e quella coesione che servirebbero per affrontare con serietà i tanti problemi che abbiamo ancora sul tavolo.
Lavoro e crescita, equità e sostenibilità: l’Italia ha bisogno di una scossa positiva, non basta l’ordinaria amministrazione. Il decennio che si chiude ci consegna ancora dei dati troppo deboli per quanto riguarda l’economia, il Paese appare ancora troppo impaurito e diseguale: servono delle riforme condivise per semplificare la vita di chi intraprende, per dare opportunità ai giovani istruiti, per creare buona occupazione e buona crescita al Sud, per sostenere le aree più dinamiche del Centro-Nord che ci trainano in Europa, per aiutare le famiglie che vogliono fare figli, per integrare i nuovi arrivati, per ridurre davvero le diseguaglianze. Ecco perché serve un periodo di relativa tranquillità per fare il punto e aggiornare l’agenda politica e programmatica della maggioranza che sostiene l’Esecutivo. Il mio auspicio? Meno interviste e più seminari, meno ultimatum e più senso di responsabilità, meno attenzione ai sondaggi elettorali e più attenzione ai dati reali, alle domande concretissime di lavoro e futuro degli italiani. I partiti che compongono la maggioranza che sostiene questo governo devono togliersi di dosso l’illusione di potersi salvare gettando la croce sulle spalle degli alleati. Questo governo è nato in una condizione di emergenza ma per lavorare ha bisogno di conquistare una semplice condizione di normalità: se si governa assieme si è alleati e non avversari, si sceglie ciò che unisce e non ciò che divide. Ognuno porta la sue idee e ognuno lavora per costruire una sintesi.

In questo quadro il Pd è centrale e determinante. Il 13 e 14 gennaio come proposto dal Segretario nell’ultima Direzione terremo finalmente un seminario in cui i membri del governo, i parlamentari, i dirigenti nazionali e regionali del nostro partito potranno confrontarsi sulle idee e sulle priorità che vogliamo portare nell’azione del governo. Mi sembra un appuntamento fondamentale per rafforzare il nostro profilo nella maggioranza senza rinunciare a quello spirito di tessitura unitaria che abbiamo sin qui sviluppato. E mi sembra anche il modo migliore per contribuire positivamente alle scadenze elettorali regionali più ravvicinate che si possono solo avvantaggiare da un Pd nazionale che rifugge le polemiche e si concentra su un’agenda positiva di governo e di cambiamento.

P.S. Mentre aspettiamo le parole come sempre sagge e illuminanti del messaggio di Fine Anno del Presidente della Repubblica Mattarella, mando a tutti e a tutte un grande augurio per un positivo 2020!