Primi segnali di risveglio in Eurozona

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Per quanto riguarda l’eurozona timidi passi avanti per l’economia sono stati evidenziati dalla pubblicazione degli indici PMI servizi, che hanno avuto, in generale, una buona intonazione

L’Italia migliora sui servizi, ma vede ancora parziale debolezza del manifatturiero, mentre la Spagna continua a mostrare una buona crescita. In questo momento è la periferia a dare la spinta iniziale per tentare un rimbalzo dell’attività.

Infatti, i dati confermano la Germania come il grande malato d’Europa, con i servizi in marginale miglioramento che non bastano a compensare il disastro sul manifatturiero. Il corrispettivo USA, l’ISM servizi, si è attestato invece a 52.6 da 53.4, poco sotto le attese, ennesimo segnale sulla tenuta dell’economia americana.

Tra i dettagli però, abbiamo una bella correzione dell’indice dei prezzi, che continua a segnalare rialzo, ma non così forte come a gennaio. L’occupazione torna a contrarsi, ma i nuovi ordinativi invece accelerano. Quindi, riassumendo una serie di dati che tende ad una moderazione dell’ attività, ma prospettive buone, con il rientro parziale delle pressioni sui prezzi.

Sarà forse per questo motivo, unito a un basso PPI dell’Eurozona, che i tassi hanno trovato un robusto supporto in settimana calando un po’ su tutte le scadenze.

Nonostante le news negative sul deficit italiano (alla luce dei nuovi dati sull’impatto del Superbonus nell’ultima parte dell’anno), i mercati non si sono fatti impressionare e il generale calo dei rendimenti in tutta Europa durante la settimana ha portato al collasso dello spread del Btp a 132 bp.

Il trend discendente dei tassi è stato notevolmente supportato anche dalle parole di Powell nella sua audizione al Senato, dove ha dichiarato che la Fed si sta avvicinando al livello di fiducia necessario per iniziare ad abbassare i tassi, dal momento che non sono poi così lontani da essa.

Si fa sempre più prossimo il momento in cui la banca centrale inizierà a rimuovere il livello di restrizione monetaria in atto: l’idea è che questa mossa possa avvenire entro pochi mesi. Sono aumentate le scommesse del mercato su un taglio dei tassi a giugno.

C’è però un potenziale effetto collaterale negativo nella resilienza dell’economia americana, nella forza del suo mercato del lavoro e nei germogli di ripresa al di fuori degli USA: queste condizioni potrebbero arrestare il trend disinflazionistico in atto (soprattutto nel segmento dei “beni”), che tanto ha contribuito a riportare in giù l’inflazione dal suo picco, e fermare la mano delle banche centrali.