Qualche strumento per capire la tempesta Astrazeneca/Johnson&Johnson

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Le reazioni gravi di cui si parla NON SONO COMUNI TROMBOSI. Non c’entrano con la frequente formazione di coaguli del sangue, provocata da mille ragioni, che possono talvolta sparare in giro, per esempio ai polmoni (embolia polmonare).
– Il fenomeno consiste nella formazione di coaguli che in genere (e in tutti i 6 casi USA dopo Johnson&Johnson) avviene nel cosiddetto seno cavernoso, dove si raccoglie il sangue proveniente dal cervello (in sigla CVST, trombosi del seno cavernoso) e più raramente nelle vene degli organi interni dell’addome.
– Questa rara condizione di cui si parla è definita dal fatto che alla trombosi si associa un importante calo del numero di piastrine nel sangue (trombocitopenia), cioè una carenza che provoca sanguinamenti, paradossalmente quindi il contrario di un’eccessiva tendenza alla coagulazione del sangue come ciò che porta alla trombosi.
– Casi del genere si verificano rarissimamente anche dopo la somministrazione di eparina (quelle punture da fare nella pancia per varie ragioni, ma anche quando si resta fermi a lungo, proprio per evitare la formazione di trombi).
– A provocare le situazioni che si stanno studiando è probabilmente una reazione di tipo autoimmune, ma DIVERSA da quella che dopo alcune infezioni, come il morbillo (ma anche dopo altri vaccini) attacca le piastrine, causando emorragie piccole o grandi, ma NON trombosi.
– La ragione più importante per portare all’attenzione dell’opinione pubblica questi episodi è sensibilizzare le persone a riconoscerne i sintomi per rivolgersi subito al medico e i medici perché trattino queste situazioni in maniera adeguata, SENZA USARE EPARINA come farebbero con altre trombosi.
– È quindi assolutamente da evitare (come qualcuno ipotizza) l’eparina “a scopo preventivo contro la trombosi” prima o dopo la vaccinazione. E (ma questo è solo un mio modestissimo parere) attenzione anche all’abuso che se ne fa nelle cure domiciliari covid, anche in persone giovani e sane, senza particolari fattori di rischio: non dimentichiamo che il ruolo dei fenomeni trombotici è cruciale nella malattia, ma non ancora del tutto chiarito. Cautela. Primum non nocere, diceva Ippocrate.
– Tornando ai vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson, che cos’hanno in comune? Sono entrambi vaccini trasportati da adenovirus. Non sappiamo se il problema è l’approccio in sé o il tipo di virus. Vaccini sperimentali ad adenovirus erano stati somministrati solo contro ebola, non sono mai stati distribuiti su così larga scala, per cui reazioni così rare non si potevano sospettare. L’uso degli adenovirus stessi nella terapia genica, poi, era ed è ancora più limitato, a pochissimi individui. Se però il legame sarà confermato riguarderà anche gli altri vaccini di questo tipo: primo fra tutti Sputnik V, probabilmente anche il ReiThera in sperimentazione in Italia.
– Il punto fondamentale per capire se queste reazioni dipendono dai vaccini però è quanto spesso si verificano nelle persone non vaccinate. Si parla di 2-14 per milione di abitanti IN UN ANNO. Quindi, un caso per milione di vaccinati con Johnson&Johnson in un mese potrebbe anche rientrare in una frequenza attesa per caso, una semplice coincidenza. Il fatto che anche qui, come in Europa, i casi si concentrino in donne giovani, caratterizzate per natura da un assetto ormonale e di coagulazione specifico, ha fatto però giustamente accendere una spia di allarme.
– Anche se fosse confermato il legame con la vaccinazione, il rischio di un caso su un milione sarebbe largamente sovrastato nella popolazione generale da quello legato alla malattia. Ma capisco che sia difficile da capire e digerire. Per le donne giovani, poi, il cui rischio di questo fenomeno sembra molto maggiore, e quello di covid è molto più basso, il bilancio è più discutibile. (E preferirei non aprire il discorso obbligo per evitare polemiche. Ma un pensiero va fatto)

Roberta Villa