Quei missili a un tiro di schioppo

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Si chiamano Iskander, e sono missili. Caricano testate nucleari. Sono a Kaliningrad, l’enclave russa sul Baltico, e dunque sono a un pelo dalla Polonia e della Lituania.

Sono missili in grado di raggiungere Berlino in un soffio e servono a far chiaro un concetto: e cioè che Mosca da tempo è pronta per la mossa del cavallo. Iskander è il nome arabizzato di Alessandro il Macedone, il condottiero discepolo di Aristotele che fece epoca disegnando con la geografia un destino universale. L’altro suo nome, nella lingua indosaracena è Sikander, ne abbiamo memoria grazie a Kipling quando ne raccontò i riflessi indiani in un suo libro, di cui ricordiamo una versione cinematografica

“L’Uomo che volle farsi Re”. Con Sean Connery. Quando si dice il dettaglio. L’Occidente ha sul collo il Sikander, ovvero Iskander e dunque Alexandros o, ancora meglio, il Bicorne. L’appellativo con cui l’Europa – forte di teologia – torna in direzione dell’Asia.

Pietrangelo Buttafuoco