Quell’egemonia culturale di cui parlava Antonio Gramsci

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“Io voglio liberare la cultura italiana da un intollerante sistema di potere, nel quale non potevi lavorare se non appartenevi a una forza politica dice Giorgia Meloni.”Quella della sinistra non era egemonia culturale ma egemonia di potere”.
Questo è il modo con cui Meloni rivendica l’occupazione da parte sua e dei suoi alleati dei posti di direzione nella Rai di Stato.
Io non penso che ci siano pericoli attuali per la democrazia. Però, che un presidente del consiglio si ponga come scopo del suo lavoro di liberare la cultura italiana dalla sinistra, giusticando una lottizzazione spregiudicata di posti di comando nella più grande industria culturale del Paese, qualche preoccupazione, in effetti, è legittimo che si cominci ad avere.
Perché, quando il responsabile di un esecutivo nazionale, che concentra nelle sue mani un grande potere, anziché preoccuparsi di usarlo per risolvere i problemi dei cittadini, decide di interviene per selezionare quale tipo di cultura promuovere, significa che si è già superato il limite che dovrebbe distinguere la politica di un governo dalla libera espressione del pensiero, dal diritto alla critica, dal lavoro intellettuale che deve essere lasciato libero, senza condizionamenti o peggio minacce.
Un potere politico governativo che investe se stesso del compito “salvifico” di cambiare la cultura di un Paese non promette nulla di buono alla libera dialettica democratica.
La sinistra, a mio avviso, deve reagire, non certo limitandosi a difendere questo o quell’esponente che la destra rimuovere da un incarico, ma denunciando piuttosto una politica generale che limita il pluralismo e vuole imporre se stessa, imponendo con il potere la cultura che predilige.
Quanto al rapporto tra politica e cultura, la sinistra, più precisamente i suoi dirigenti, dovrebbe sentire la necessità di un confronto continuo, serrato e non strumentale con gli intellettuali che hanno una visione critica della società attuale, considerando questo come compito fondamentale della sua attività.
Meloni infatti sbaglia proprio quando parla di una purtroppo inesistente cultura egemone di sinistra.
Da troppo tempo, la sinistra si è ridotta ad un pragmatismo e ad un “governismo” senza visione, producendo una frattura tra se stessa e il mondo della cultura.
La risposta alla pericolosa manovra della destra contro il pluralismo deve essere di alto profilo, l’occasione per rifondare una moderna cultura della sinistra nel nuovo secolo.
È questa la differenza che corre tra l’occupazione del potere nei luoghi della cultura, a colpi di decreti di nomine, e la costruzione di quell’egemonia culturale di cui parlava Antonio Gramsci.