Quelli che… non toccate la Costituzione

0
15

Per la prima volta in Italia, e non poteva che capitare al Nord, una donna di 55 anni, affetta da sclerosi multipla, ha posto fine ai tormenti con l’assistenza del Servizio Sanitario Nazionale il 28 novembre scorso.

Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 (investita dalla Corte d’Assise di Milano), con la quale i giudici si sono dovuti sostituire alla politica e al Parlamento, pavidi ed incapaci di scrivere una legge in linea con tutti i paesi civili e sviluppati, la quale ha stabilito le modalità con le quali si può assistere un malato terminale, costretto a soffrire sulle 24 ore, senza possibilità di porre rimedio alla sua malattia, è stato necessario ricorrere nuovamente al Tribunale; questa volta di Trieste.

La sentenza della Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità dell’art. 580 c.p., nella parte in cui esclude la punibilità di coloro che agevolano il fine vita purché seguano le modalità degli artt. 1 e 2, della legge 22 dicembre 2017, n. 219, e le indicazioni scritte nelle motivazioni della citata sentenza.

La signora in questione ha atteso 215 giorni prima di ottenere dal Tribunale di Trieste, l’ordinanza con la quale si ordinava all’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina, convenuta in giudizio, di verificare le condizioni fisiche e psichiche della donna, la sua volontà libera e non coartata al fine di fornire i farmaci necessari per il fine vita. In caso contrario, una penale di € 500 per ogni giorno di ritardo.

La decisione si basa sugli artt. 2, 13, I comma e 32 della Costituzione, in relazione agli artt. 2 e 8 della CEDU, i quali disciplinano il diritto di autodeterminazione di ogni individuo di porre fine alla propria vita a determinate condizioni.

Di recente, nel Lazio, la signora Sibilla Barbieri è stata costretta a porre fine alle sue sofferenze in Svizzera.

(Stefano Rossi)