Rai, lo sfogo di Giovanni Botteri

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Giovanna Botteri, inviata Rai, in un’intervista al quotidiano “Il Giornale” ha raccontato il Coronavirus a Pechino e la delusione per non essere tornata in Europa: “Pensavo che il mio curriculum bastasse”.

Giovanna Botteri aveva chiesto lo spostamento a Bruxelles, ma l’ad della Rai Fabrizio Salini ha scelto diversamente. In un’intervista a “Il Giornale”, l’inviata non ha nascosto l’amarezza: “Sarebbe stata per me una grande sfida. Avevo fatto domanda tramite il job posting interno all’ azienda. Immaginavo che il mio curriculum fosse sufficiente Dopo aver coperto i Balcani, il Medio Oriente, l’ America e l’ Asia, pensavo di raccontare l’ Europa in modo diverso. E anche di avvicinarmi a casa. Ma rispetto le decisioni dell’ ad Salini. Adesso penso solo a godermi mia figlia e dormire poi vedremo cosa fare”.

La Botteri ha ammesso che la narrazione del Covid è stata diversa da quella di una delle tante guerre a cui ha assistito: “Lì sapevi chi era il tuo nemico. Qui no. Può essere il tuo vicino, l’ amico del cuore, un parente. Quando fai l’ inviata, sai come comportarti, ti premunisci, cerchi di evitare pericoli, di metterti in salvo, con il virus non lo puoi fare, non ti puoi nascondere, non puoi scappare. (…). All’ inizio da fuori nessuno capiva quanto qui fosse terrificante. Non se ne aveva la percezione: 60 milioni di persone chiuse in casa, dalla sera alla mattina, le città vuote, le strade deserte. Non sapevamo niente, avevamo una grande paura. E, poi, abbiamo dovuto riviverla una seconda volta, quando c’è stato un nuovo focolaio”.

Sulla polemica per un servizio di Striscia la Notizia sul suo look, la giornalista ricorda: “Ho sdrammatizzato? Mah… sì, penso che sia stata anche un’ occasione per parlare di temi importanti come l’ immagine della donna e la pressione della società sull’ aspetto fisico, discorsi che possono far bene alle giovani generazioni. Se vado dal parrucchiere? Ma avete visto che capelli lunghi ho? Ci andrò in Italia, li taglierò 30 centimetri. I miei capelli sono anarchici (…). E vogliamo parlare delle magliette, pure tanto criticate? Mi dicono che metto sempre la stessa, nera: ma io, per praticità, ne ho 40, tutte simili: vanno bene per sistemare il microfono e per come mi stanno addosso”.