Raoul Molinari

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Lo incontrai a Telecupole dove si occu­pava di tutto e di più. Compresi che avrei avuto vita difficile ma non mi persi d’ani­mo. Nei primi mesi cercò di stufarmi in tutti i modi. Arrivavo convinto di uscire con la troupe ma non era possibile. Ap­prendevo che si doveva annullare l’inter­vista col sindaco di Torino Diego Novelli perché Raoul, all’ultimo minuto, era an­dato con la troupe nelle Langhe. Le Langhe erano la sua vita. Non c’e­ra cantastorie o artista che lui non cono­scesse. Molinari, figlio del medico condotto di
Mango, viveva di giornalismo. Tutte le sue conoscenze tornarono utili per la “Tratto­ria dei ricordi” dove andavano ad esibirsi
orchestrali, cantanti, nani e ballerine. Una grande fiera con protagonista il pubblico che veniva ripreso mentre cena­va e ballava.
Ecco il segreto. Esserci, apparire. Quel­lo che accade oggi coi social accadeva a Telecupole. La Trattoria ebbe conduttori famosi
ma nessuno incantò il pubblico come Fli­pot e Rosina che tutti credevano marito e moglie e che, al contrario, non si soppor­tavano. Anche Gipo Farassino, che poi si dedicò alla politica, condusse varie edi­zioni, prima dell’arrivo da Roma di Paolo Todisco.
Raoul, dopo alcuni anni, si stufò e tor­nò a Mango, suo paese di origine. Proprio nelle Langhe avvenne il nostro ultimo incontro. Invitato da un sindaco per una cerimonia vi ero andato con altri relatori. Al termine del pranzo attraversa­vo a piedi il centro storico quando dietro un banchetto da mercato vidi Raoul. Si stava occupando dei Cavalieri di Aleramo e raccoglieva fondi per qualche strana iniziativa. Fu l’ultima volta che lo vidi, im­merso nei suoi sogni come l’avevo incon­trato vent’anni prima.