Recovery, salvate gli asili

0
19

Il Pnrr assegna ai nidi e alle scuole per l’infanzia 4,6 miliardi di euro, di cui tre miliardi per interventi nuovi rispetto a quelli già approvati prima. Di questi, la maggior parte è destinata ai nidi per colmare i divari territoriali e raggiungere su tutto il territorio nazionale il 33% di copertura, che era l’obiettivo europeo per il 2010 (nel frattempo portato al 45%), ma che l’Italia è ancora lontana dal raggiungere

A questo scopo dovrebbero essere creati 264.480 nuovi posti nido. Ancora pochi rispetto al bisogno, ma un notevole incremento rispetto alla situazione attuale.

I servizi per l’infanzia sono uno strumento essenziale non solo per favorire la conciliazione tra lavoro e cura dei più piccoli in un paese in cui il tasso di occupazione delle donne, e in particolare delle madri di figli piccoli, è molto basso. Sono soprattutto, naturalmente se di buona qualità e a basso costo, uno strumento essenziale per lo sviluppo dei bambini, favorendone la socialità e contrastando le diseguaglianze nelle opportunità di crescita che, come è documentato da solida letteratura scientifica pluridisciplinare, iniziano a cristallizzarsi nei primissimi anni di vita. Per questo è importante monitorare con attenzione ciò che avviene in questo ambito del Pnrr (così come in quello riguardante il contrasto alla povertà educativa che è una delle principali cause della dispersione scolastica).

I dati disponibili non sono del tutto incoraggianti fin dall’inizio, stante che i bandi per i nidi hanno dovuto essere riaperti più volti, specie in riferimento alle regioni meridionali, per mancanza di domande adeguate non solo ai fondi disponibili, ma a raggiungere il target prefissato di copertura che pure ha ormai lo status di Lep, Livello essenziale di prestazione, perciò va garantito. Ciò ha portato a far slittare tutte le altre scadenze, come ha osservato anche il rapporto della Corte dei Conti.

Il rapporto di monitoraggio di Openpolis del dicembre scorso mostrava come non fossero state ancora definite del tutto le graduatorie dei progetti ammessi e stipulati gli accordi di concessione. Proprio alla luce di questo diversi osservatori (me inclusa) a suo tempo si chiesero se la procedura non dovesse essere differente, non basata sui bandi, ma sulla individuazione preliminare delle aree scoperte cui destinare fondi, sollecitando e sostenendo successivamente il lavoro di progettazione e poi costruzione dei bandi per l’affidamento dei lavori.

Questo secondo passaggio sembra sia stato almeno in parte effettuato con l’intervento di Invitalia, che a marzo ha pubblicato due procedure di gara, per un totale di 650 milioni, per l’aggiudicazione di accordi quadro multilaterali per accelerare 362 interventi su edifici di proprietà di Comuni. Ma è solo una parte del progettato e approvato. Rimane inoltre aperto il problema dei progetti che sono ancora in uno stadio molto preliminare e dei Comuni che non sono sufficientemente attrezzati per renderli esecutivi.

Occorre mettere a punto adeguati sostegni anche in questi casi, anche sollecitando collaborazioni progettuali con enti di Terzo settore, per evitare che alla fine i bambini di questi Comuni e le loro famiglie non abbiano garantito almeno il Livello essenziale di servizio.

Rimane aperta anche la questione del personale che dovrà far funzionare questi servizi e alla cui formazione occorre pensare già da ora, in una collaborazione tra ministero dell’Istruzione e del Merito e ministero dell’Università e della Ricerca, in quanto le educatrici e gli educatori dei nidi devono avere la laurea triennale in Scienze dell’educazione.

Come ha scritto la sovra-rete EducAzioni al ministro Valditara (e alla ministra Roccella per quanto le compete come ministra della Natalità, della Famiglia e delle Pari opportunità) il 12 gennaio scorso, segnalando appunto le criticità nell’attuazione del piano nidi, si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti, occorrano almeno altri 32.000 educatrici/educatori, oltre a quelli/e attualmente presenti. Stante che non vi è stata risposta, non sappiamo se siano state prese iniziative a questo fine.

CHIARA SARACENO