Renzi: “Basta paure. Meno riunioni e più cantieri”

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Pugno di ferro in guanto di velluto. Felpato nei toni, bellicoso nei contenuti. Come è suo costume, Matteo Renzi non le manda a dire: è ultimativo con í grillini. «Dovranno cedere sul Mesa. Ruvido con Visco: «Buoni consigli da chi non può dare cattivo esempio». Sarcastico con Di Battista: «Andrebbe aiutato». E non cela il suo scetticismo sugli Stati Generali: «La richiesta di Mattarella di concretezza è sacrosanta. Ci sono 80 miliardi di curo finanziati col debito: cioè presi a prestito dai nostri figli. Spendiamoli presto e bene dando una mano a chi vuole ripartire, non a chi vive di assistenzialismo».

Che cosa serve alla kermesse di Conte per essere utile?
«Passare dalle chiacchiere ai fatti. Dobbiamo tagliare le tasse, non limitarci alla cassa integrazione. Dobbiamo sbloccare i cantieri, non moltiplicare le riunioni. Dobbiamo dare speranza, non governare con la paura. Se queste cose finalmente accadranno gli Stati Generali saranno stati utili».

Se fosse stato all’opposizione, avrebbe partecipato?
«Sì. Quando il premier chiama, si risponde. Comunque credo che dopo gli Stati Generali ci sarà un passaggio parlamentare e allora lì ascolteremo le idee dell’opposizione. Se ci sono, naturalmente».

L’Europa ci chiede fatti in cambio di soldi.
«L’Europa ha fatto la sua parte. Adesso tocca a noi, non a loro. Anche nell’ultimo libro ho fatto molte proposte, dalla decontribuzione all’emersione del contante. Ma per farle diventare realtà serve la politica italiana, non l’Europa».

Come si traduce l’impegno a non sprecare un euro?
«Significa avere commissari per le opere pubbliche. Investire sulla scuola e l’università anziché trattarle come fanalino di coda. Dare soldi alle famiglie che finalmente conoscono il primo grande piano strategico che le riguarda grazie al lavoro del ministro Elena Bonetti».

Si può aiutare chi è in difficoltà senza interventi a pioggia?
«La cosa migliore è intervenire sulle tasse da pagare. Il sollievo maggiore è il rinvio delle scadenze fiscali e contributive, almeno per le categorie colpite. Qualcosa è stato fatto, ma si può fare di più. Le domande per i finanziamenti richiedono burocrazia, bloccare il pagamento delle imposte è automatico».

I grillini non vogliono Il Mes…
«I soldi del Mes non sono soldi per Italia Viva, ma sono soldi per l’Italia. I grillini fingono di essere contrari, ma sono pronti a cedere. Un prestito a quelle condizioni può essere rifiutato solo da chi non ha problemi di soldi. Sfortunatamente non è il caso dell’Italia. Chiederemo quel prestito, otterremo quei soldi, i grillini se ne faranno una ragione».

Pure su Autostrade?
«Loro gridavano revoca! In un anno si è ricostruito un ponte, ma nessuno ha trovato il coraggio di firmare un provvedimento come la revoca che giuridicamente non sta né in cielo né in terra. C’è spazio però per una soluzione, che sia rispettosa delle regole. Io sono ottimista: se si chiarisce il nodo Atlantia – nel rispetto degli azionisti di una società quotata – si può fare un passo in avanti per l’intero Paese. Ma serve concretezza amministrativa non ideologia».

Perché ha detto che il richiamo alla concretezza di Visco vale anche per Bankitalia?
«Giusto chiedere concretezza al Governo, ma stupisce che nessuno chieda al governatore Visco quale concretezza ha avuto lui sulla Popolare di Bari. Il conto dell’inerzia di Bankitalia lo pagano tutti i cittadini, ancora una volta. E come per la canzone di De Andrè: danno buoni consigli quelli che non possono più dare il cattivo esempio».

Dov’è il vostro Piano Shock?
«Il giorno dopo la fine degli Stati Generali immagino che il Piano Shock diventerà un decreto legge. E mi fa piacere vedere che anche il Pd finalmente ha accettato questa filosofia. Quando ho proposto di spendere 120 miliardi per le infrastrutture il mio amico Zingaretti ha ironizzato dicendo “Ammazza oh, non sapevo ci fossero cosi tanti soldi”. Qualche ora fa il ministro Paola De Micheli del Pd ha rilanciato e ha detto che ce ne sono pronti oltre 200. A chi lo dice adesso “Ammazza oh”? Come per il Ponte sullo Stretto, dove anche Franceschini sposa la tesi che ho rilanciato ne “La mossa del cavallo”. Basta avere tempo e la realtà si prende la rivincita sugli slogan: è successo per il titolo V, per la mia richiesta di riaprire le scuole, per il JobsAct, per Industria 4.0 e i PIR. Succederà anche per il Piano Shock».

Di Battista l’accusa di farsi pagare le conferenze.
«Ma come si fa a commentare uno come Di Battista? Ricordo ancora quando disse che Obama era un golpista. Uno come Di Battista in un Paese civile lo aiutano, non lo intervistano».