Renzi: “Sconfitto chi sta coi No Pass”

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La prima cosa che dice subito: «Sono felicissimo. Felicissimo!».

Certo, dopo ogni elezione, se le cose non sono andate malaccio, è buona regola per ogni politico, ostentare buonumore, ma Matteo Renzi in queste ore è su di giri anche in privato, come racconta chi ci parla a riflettori spenti. Lui ripete: «Sinceramente meglio di così non poteva andare…».

Renzi, che il vincitore non discusso di questo turno elettorale sia il Pd di Enrico Letta, rientra tra i motivi della sua felicità?
«Certo. Il Pd era per Conte, ora è per Draghi. Abbiamo salvato l’anima riformista di questa esperienza, prima o poi ci ringrazieranno. In queste ore si compie una parabola che è iniziata col Papeete, quando mandammo a casa Salvini, che si è sviluppata nel 2021, quando – contro tutti – facemmo l’operazione Draghi e che si completa oggi con la sconfitta dei sovranisti sui territori. E quanto al Pd, vince quando abbandona la linea, per me suicida, del “O Conte o morte”. La lezione di questa tornata amministrativa è chiara e forte: il Pd dovrà abbandonare i grillini, ci sarà spazio per un’area liberal-democratica, i Cinque Stelle non arriveranno al 2023».

Quindi, senza ironia: lei si sente un patriota?
«Sono uno che pensa prima al Paese e poi alla sua parte. Con l’operazione Draghi abbiamo salvato l’Italia, che era la priorità. Fa il paio con il salvataggio dai pieni poteri di Salvini due anni fa».

I Cinque Stelle sono in crisi ma vederli svanire in 15 mesi non le pare eccessivo?
«Ci metteranno meno di 15 mesi, mi creda. Loro cosa sono oggi? Non sono più l’anti-casta e sono dentro il Palazzo, stando a tavola. E con quale ingordigia, peraltro. Se sei contro l’Expo a Milano e poi provi a sostenere il sindaco dell’Expo, alla fine resti fuori. Conte impone la candidata del Fatto Quotidiano e non entra neppure in Consiglio comunale: non è fantastico? Non c’è più spazio politico: se si istituzionalizzano c’è il Pd, se si movimentizzano c’è Paragone. E d’altra parte la popolarità non è consenso. Conte riempie alcune piazze, ma non riempie le urne neppure dove riempie le piazze. Non vuole parlare delle grandi città. Parliamo delle piccole, Eboli».

La sua spiegazione?
«La gente va a vedere il personaggio. Conte è percepito più come influencer che come leader politico. Poi vai a vedere i voti: grande piazza a Eboli ma Cinque Stelle al 4 per cento. Noi al 7. Sono forti nei sondaggi, poi vai a votare e prendono meno di noi».

Tutti dicono: si è rafforzato il governo. È vero? A quali condizioni?
«È vero incondizionatamente. Queste elezioni paradossalmente le ha vinte l’unico che non ha partecipato. Mario Draghi, che si è rafforzato. Pensiamo alla contraddizione di Salvini: ha scelto di inseguire la Meloni anziché seguire Draghi, Avesse fatto l’opposto avremmo un altro racconto, un altro risultato. Lui ha iniziato a perdere queste elezioni quando si è messo a fare la guerra al Green pass. Poche cose sono più assurde di questa».

Sul ballottaggio di Roma, Calenda riflette. E lei?
«Le questioni legate agli apparentamenti è giusto che se le veda chi ha corso, a cominciare da Carlo. Certo, se io fossi romano, voterei Roberto Gualtieri senza alcun dubbio. Al primo turno avrei votato con grande convinzione Calenda, penso che avrebbe fatto bene il sindaco, ma nel momento in cui non riesce ad andare al ballottaggio, è evidente che occorre scegliere tra il candidato della Meloni e il candidato europeista».

Calenda, mettendoci la faccia, si è conquistato lo spazio per rivendicare il primato su un’area riformista che tarda a nascere. Forse perché è affollata da talentuosi egolatri?
«Calenda ha ottenuto un ottimo risultato a Roma, dove peraltro i primi degli eletti sono due ragazzi bravissimi di Italia Viva. Ma da Milano a Bologna, da Napoli alle prossime elezioni in Sicilia e Sardegna i protagonisti sono stati e saranno tanti. In molti casi donne».

E lei in che ruolo giocherà? Centrocampista avanzato? Rifinitore?
«Mi sento impegnato a dare una mano senza preoccuparmi per me o per il mio ruolo. Intendo facilitare la costruzione di una casa ampia di riformisti nella quale possono stare da protagonisti coloro che vengono da Forza Italia, Pd, Italia Viva. Tutti coloro che non si riconoscono nei due estremismi, quello populista di destra e quello Cinque Stelle».

Se ne parla da tempo, per ora senza costrutto…
«Nascerà un’area forte, bella e soprattutto ampia».

Ampia? Chi ci vede dentro?
«Più ci sottovalutano, più ci agevolano. Ci avevano sottovalutato dopo il Papeete e nel 2021 ci davano per morti e abbiamo portato Draghi. Credo che sottovalutino questa area, impreziosita da tante personalità».

Parafrasando Nanni Moretti e rivisitando Berlusconi, se uno dicesse: con quei due leader il centro-destra non governerà mai?
«Questo accostamento tra Nanni Moretti e Berlusconi è suggestivo e dà il senso di come cambia la storia! Berlusconi pensa cose che non dice e dice cose che non pensa. Talvolta gli capita, come è capitato col vostro giornale, di lasciarsi andare! Non metto il naso tra le loro divisioni. Ma se il centro-destra continua ad inseguire no-vax e no-pass, perde. Alla fine una delle analisi politiche più convincenti l’ha fatta il virologo Matteo Bassetti: “I vaccini stanno sconfiggendo il virus ma anche i candidati di destra”. Condivido».