Renzi: “Sergio Zavoli è stato tante storie in una sola storia”

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Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Sergio Zavoli è stato tante storie in una sola storia. Lo ha ricordato il presidente Casellati e il ministro Franceschini e alle loro parole ci associamo con commozione. Per me bambino il primo ricordo di Zavoli è il presidente della RAI Sergio Zavoli: sembrava una frase tutta attaccata nei TG di allora.

Poi l’ho scoperto nella libreria di casa, autore di alcuni volumi che evidentemente erano importanti tanto da avere un posto significativo. Poi abbiamo imparato a conoscerlo – come veniva ricordato da ultimo anche dal collega Bressa – come il grande narratore di storie, non soltanto delle storie epiche. Intervistava la maglia nera del Giro d’Italia e il cannibale Merckx; era cioè capace di raccontare l’umanità dentro la battaglia sportiva. Poi, ancora, c’è l’amicizia con Federico Fellini e c’è un’immagine bellissima (non la conoscevo, l’ho imparata in queste ore rileggendola sui giornali), quella in cui Zavoli dice che loro da piccoli sognavano a colori. È un’immagine fantastica: gli altri sognavano in bianco e nero e loro sognavano a colori. È bello nella tragedia che questo 2020, anno del centenario di Federico Fellini, li riavvicini come saranno vicini per sempre nella loro Rimini, terra alla quale era attaccato.

Quando scoprì che nel mio sangue c’è un quarto di sangue romagnolo cambiò sguardo verso di me. Da allora mi salutava dicendo «auguri romagnoli». Aveva accettato la sfida del giornalismo e della qualità, ma poi aveva accettato la sfida della politica. Ha fatto bene il ministro Franceschini a ricordare Vittorio Veltroni, ma credo che sia altrettanto giusto ricordare come il suo impegno nella cosa pubblica sia arrivato sulla base di una richiesta di Walter Veltroni, a cui va il nostro ringraziamento.

Un impegno che lo ha portato ad assumere posizioni rilevanti all’interno della Commissione di vigilanza RAI, ma anche dentro l’Aula del Senato, perché lo ha portato (perlomeno per quello che mi riguarda) a vivere alcune pagine che resteranno per sempre nella mia memoria personale. Dopo lunghe notti di discussione parlamentare – se lo ricorderanno anche gli amici che allora stavano all’opposizione con ostruzionismo – il nostro Gruppo lo vedeva praticamente sempre presente in Aula e noi per primi, dai banchi del Governo, ci preoccupavamo di Sergio e della sua resistenza. Allora quando, dopo un passaggio particolare, il 14 ottobre del 2015, lui si presentò in Aula dopo una notte di discussioni e dopo tanto ostruzionismo, gli mandai un bigliettino; una delle cose belle di questo tempo – lo dico al ministro Franceschini, che ricordava giustamente la differenza tra i tempi – è che gli sms passano, ma i bigliettini di carta rimangono.

Dai banchi del governo gli mandai un bigliettino per ringraziarlo e dirgli quanto gli fossimo debitori per la sua dedizione, indipendentemente dal voto che aveva espresso in quella vicenda della riforma. Lui mi ha scritto delle parole che resteranno con me per sempre: «Caro Presidente, alla mia età, se non faccio più il mio dovere posso solo dimettermi da me stesso. Grazie per quello che mi scrivi. Auguri a te forti romagnoli». Disse: posso solo dimettermi da me stesso. Allora, nel chiudere il ricordo, vorrei che tentassimo di apprendere qualcosa, io per primo in quest’Aula.

Sergio Zavoli è stato il giornalista che per definizione è il contrario delle fake news. Era l’anti-fake news per definizione. Era l’uomo che cercava la verità. E quanto sarebbe bello che la Commissione parlamentare che dedicheremo alle fake news nelle prossime settimane e nei prossimi mesi lo ricordasse dedicandogli spiritualmente i lavori. Si dedicano le stanze, si dedicano le Aule; sarebbe bello che dedicassimo i lavori di quella Commissione esattamente a un maestro come Zavoli. Quanto sarebbe bello per chi fa politica che nell’Aula in cui ascoltiamo il Primo Ministro e tutti i Ministri ci ricordassimo di qualche maestro.

Sì, perché il latino ci insegna che «maestro» vale più di «ministro»: maestro viene da magis, mentre ministro viene da minus. Se saremo in grado, anche nel prosieguo della legislatura, di ricordare un maestro quale Sergio Zavoli, credo che avremo fatto un passo importante nella strada di testimoniare la fedeltà alla memoria di un uomo che è stato un secolo di civiltà per tutti noi.