Ricordate quanto sono stati sulla bocca di tutti i Riders

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Poi sono scomparsi dall’agenda politica, forse perché non interessava più così tanto a Di Maio e i suoi. Poi è cambiato il governo ed è proprio di questi giorno la notizia che la piattaforma danese JustEat ha chiuso la commessa con FoodPony e di conseguenza centinaia di fattorini perderanno il lavoro, pochi saranno riassunti con contratti peggiori.

Un’altra interessante e assurda storia è venuta fuori in questi giorni e per raccontarvela condividiamo il comunicato di Deliverance Milano, lo trovate qui sotto.
Ancora una volta sono i fattorini e le rappresentanze autonome a dire la verità.
La lotta non si è mai fermata, continuiamo a supportare i Riders.
La loro battaglia è una battaglia che riguarda tutte e tutti.

“LA CARICA DEI “700” AD ASSODELIVERY DANNO I NUMERI: UNA RACCOLTA FIRME FALSA PER SALVARE IL COTTIMO!

Sta girando tra i fattorini, nelle chat e tra i gruppi whatsapp, una petizione online https://riders895195.typeform.com/to/SgtLSa (priva di alcun valore legale e politico) secondo la quale i lavoratori dichiarerebbero di voler rimanere con il pagamento a #cottimo, senza garanzie e tutele, difendendo il proprio diritto di restare senza diritti sindacali e sotto l’egida della precarietà assoluta. Il mondo al rovescio.

UN SINDACATO GIALLO

Questa iniziativa, a dir poco bizzarra, nasce in realtà come colpo di coda, per volontà di #Assodelivery che ha radunato intorno a sé un gruppo di crumiri, un manipolo di corrieri che, in cambio di un trattamento di favore pagato lautamente in ore e consegne, difende gli interessi delle piattaforme a danno del resto dei lavoratori e di chi reclama diritti per tutti.

SOLDI, SOLDI, SOLDI

I cottimisti, che si considerano lavoratori autonomi e “manager di loro stessi”, sostanzialmente solo perché hanno una partita iva, dichiarano di guadagnare cifre esorbitanti e di non sentirsi per niente sfruttati. Ma non è tutto oro quello che luccica! Infatti in questi giorni sono state rilasciate diverse interviste con dichiarazioni mirate da parte di questi sedicenti “veri fattorini” in cui scopriamo che esisterebbero alcuni #rider che guadagnano oltre 2500 euro al mese.

Come è mai possibile tutto ciò per un lavoro di consegne? Semplice, ci sono lavoratori che lavorano (di solito in motorino) oltre 50- 60 ore la settimana e consegnano per quella cifra (lorda), alla quale va tolta l’iva della forfettaria, fuor di spese, perché l’azienda non rimborsa nulla, lo sappiamo.

LA VITA NON È UN VIDEOGIOCO

Un fenomeno tossico, veri e propri lavoratori “drogati” dai soldi, dal lavoro e dall’algoritmo, un fenomeno residuale, che riguarda poche decine di persone per ogni città, disposti a tutto pur di raggiungere per sé il proprio #jackpot personale, stando in strada tutto il giorno, arrivando ad annullare se stessi e gli altri per poco più di 8 euro l’ora, rinunciando a ogni tutela.

A questo punto varrebbe la pena diventare lavoratori #subordinati, non credete?

Dicono di essere felici, di aver trovato il lavoro dei loro sogni, di “lavorare quando vogliono”, ma la verità è un’altra, si fanno suggerire dei trucchi per prenotare “gli slot” e ottenere un punteggio di #rating più alto dall’ufficio, perché non esistono sicurezze in questo lavoro, anche se poi le persone ne hanno bisogno per far fronte alla quotidianità.

Un sistema organizzativo del mondo del lavoro aleatorio come quello delle app e della #GigEconomy non regge, non è equo per chi lavora, è soltanto il più conveniente possibile per le piattaforme e va normato e riformato: non siano più i rider a farne le spese, pagando ogni giorno un prezzo sempre più alto!

L’ALGORITMO VIOLENTO

Ormai è sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, e non sarà certo un sindacato giallo a nascondere ciò che ormai si manifesta come un’evidenza: l’algoritmo è uno strumento esclusivo e repressivo, il sistema ha assunto ormai definitivamente connotati clientelari tra richieste di favori personali, cooperative e #caporalato digitale per la quasi totalità dei fattorini. Una spirale di sfruttamento che va al più presto fermata con un lavoro garantito.

ogni appuntamento politico fanno uscire pubblicamente una versione rimaneggiata e accuratamente editata della propria narrazione in linea con la retorica aziendale.

Questa iniziativa ricorda episodi dal sapore amaro come la marcia a Torino dei #quarantamila della Fiat e rappresenta l’ennesima montatura architettata da chi è contro una regolamentazione del lavoro delle consegne tramite app, perché teme che il decreto sia convertito in una legge migliorativa e vincolante per le aziende a favore di tutti i lavoratori.

FAKE NEWS E PAURA

Dalla fine di Agosto infatti #Glovo, #Deliveroo, #JustEat e #Ubereats hanno montato letteralmente una campagna ideologica di disinformazione nei confronti dei propri rider, dicendo che se il cottimo sarà abolito i lavoratori guadagneranno di meno (ma le paghe rispetto all’anno scorso sono già diminuite almeno di due euro a consegna mentre le tratte di percorrenza allungate per distanza) e se le imprese dovranno pagare più tasse se ne andranno dall’Italia, nonostante il Decreto “Salva Imprese” preveda un cuneo fiscale a loro favore, al netto che ora ne pagano pochissime (perché il resto lo “pagano” i fattorini) e tenendo conto che Foodora ha chiuso i battenti per questioni di politica finanziaria e non certo per ingenti costi di gestione.

IN CHE PAESE VIVIAMO?

D’altronde pare che perfino Paperon de Paperoni abbia firmato contro il decreto rider e che al posto di migliorarlo ne voglia l’abolizione.

Per noi è arrivato il tempo di decidere in che tipo di Paese vogliamo vivere, in uno in cui ci sia spazio solo per #multinazionali e nuove forme di schiavitù digitale o uno dove l’economia digitale rappresenta un’effettiva opportunità per tutti?”