Ritirati dalla Guardia di Finanza di Padova 220.000 articoli per la scuola pericolosi

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Bertin (Ascom Confcommercio Padova): “Grazie alla GDF di Padova per l’azione di contrasto a contraffazione ed abusivismo. Resta il problema delle sanzioni leggere”.

Non più di due settimane fa la manifestazione delle categorie dell’Ascom Confcommercio in Prato della Valle contro abusivismo e contraffazione. E questa settimana, a conferma che il problema esiste ed è di notevoli proporzioni (80 milioni di euro il controvalore solo in provincia di Padova) il maxi sequestro operato dalla Guardia di Finanza che ha tolto dal mercato 220.000 articoli per la scuola, pericolosi.
“La notizia del sequestro – commenta il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – è un grande sostegno alla nostra azione volta ad informare i consumatori sul rischio che corrono quando comprano merce contraffatta e di dubbia provenienza. Alle donne e agli uomini del tenente colonnello Fabio Dametto va dunque tutta la nostra gratitudine non solo per la costante azione, ma anche per la perfetta tempistica che ha così impedito l’immissione sul mercato di prodotti quali matite, pennarelli, evidenziatori che andando a far parte del corredo scolastico dei nostri ragazzi avrebbero potuto avere serie conseguenze sul piano della salute. Rischi per la salute connessi ai commerci illegali che vengono troppo spesso sottovalutati, così come viene sottovalutata la pericolosità sociale del fenomeno contraffazione che cancella posti di lavoro e non contribuisce alle attività dello Stato perché non paga tasse”.
“Al di là del fatto – continua Bertin – che l’azione meritoria della GdF di Padova confermi nel Centro Ingrosso Cina il luogo deputato all’irregolarità fatta sistema, c’è un altro aspetto che, a nostro giudizio, meriterebbe di essere valutato ed è l’aspetto sanzionatorio che, al di là della confisca dei beni, opera solo sotto il profilo amministrativo: troppo poco per chi aprendo e chiudendo imprese rende praticamente impossibile l’applicazione delle sanzioni”. “I rischi per la salute connessi ai commerci illegali – conclude Bertin – vengono troppo spesso sottovalutati, così come viene sottovalutata la pericolosità sociale del fenomeno contraffazione che cancella posti di lavoro e non contribuisce alle attività dello Stato perché non paga tasse”.