Sala: Sulla riapertura delle scuole servono certezze

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La pandemia, nel mondo della scuola, ha creato nuove disuguaglianze: “Assolutamente sì – dice in una intervista al Corriere della Sera il sindaco di Milano, Beppe Sala, -. Ci pensa già la vita a creare diseguaglianze, facciamo almeno in modo che non si creino da subito. Bisogna dare pari opportunità a tutti. Dò per scontato che il governo cerchi di fare il meglio, però è chiaro che i Paesi competono tra loro e nella stragrande maggioranza dei casi la pausa scolastica dovuta alla pandemia non è stata lunga come in Italia. Noi – sottolinea – non sappiamo con certezza nemmeno quando si apre. Anche questo comporterà uno svantaggio competitivo rispetto agli altri, e non mi riferisco a puri fattori economici”.

“Va confermato quando si riapre perché ancora oggi non esiste una certezza. E comunque non provino a riaprirle solo dopo le elezioni del 20 settembre per decisione del ministero o delle Regioni”, sottolinea Sala.

Aprire la scuolaè anche una scelta politica. Non solo tecnica

“Aprire la scuola – afferma Sala – è anche una scelta politica. Non solo tecnica. Capisco che la mia regione è un territorio particolarmente funestato dalla pandemia, però qualcuno mi dovrebbe spiegare perché in Francia aprono il 22 giugno per i ragazzi fino a 15 anni e una serie di regioni italiane, praticamente non toccate dalla pandemia, non riaprono. Questa idea per cui “lo dice la scienza” e quindi si ributta la decisione sui tecnici non mi convince”.

“Da quello che mi risulta – aggiunge – la task force di Colao non è intervenuta sul sistema scuola perché c’è una task force che dipende direttamente dal ministero dell’Istruzione e dalla ministra Azzolina. Resta il fatto che i temi di cui si è occupato Colao sono diventati pubblici, mentre della task force del ministero non si sa ancora nulla”.

Riportare i bambini a scuola vuol dire fare welfare

“Per guidare macchine complesse ci vogliono persone esperte – continua Sala – La scuola non solo svolge una funzione educativa fondamentale ma, e lo si vede molto bene a Milano, gioca un ruolo essenziale nel welfare e come presidio sociale. Con le lezioni a distanza ci sono state famiglie e bambini che hanno fatto più fatica o perché vivono in spazi stretti o perché non hanno il pc o magari perché hanno disabilità. Riportare i bambini a scuola vuol dire fare welfare. Che siano un presidio sociale nei quartieri è altrettanto evidente grazie ai grandi spazi e all’idea di farle vivere tutto il giorno per il quartiere. Ecco perché il tema della scuola è prioritario e ultracritico”.