SALE LA TENSIONE IN CISGIORDANIA. OLTRE 100 I PALESTINESI UCCISI DAL 7 OTTOBRE

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ALMENO 28 I BAMBINI. NOOR, UNA MAMMA DI JENIN “I NOSTRI FIGLI DORMONO CON LE MANI ALZATE”

ActionAid ha lanciato una raccolta fondi di emergenza. Link donazioni online
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La situazione in Cisgiordania sta rapidamente sfuggendo al controllo, avverte oggi ActionAid, con i civili palestinesi soggetti a crescenti attacchi da parte delle forze israeliane e dei coloni armati. Secondo l’OCHA, dal 7 ottobre in Cisgiordania sono stati uccisi 104 palestinesi, tra cui almeno 28 bambini – il totale mensile più alto da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a tenere i registri nel 2005.

Le forze israeliane hanno condotto incursioni militari giorno e notte nei campi profughi, nei quartieri e nelle città e hanno effettuato numerosi arresti. Secondo i report palestinesi, mercoledì mattina presto, quattro palestinesi sono stati uccisi e altri 11 sono rimasti feriti in un attacco condotto dalle Forze Militari Israeliane nel campo profughi di Jenin. 

Noor, una madre che vive con la sua famiglia nel campo profughi di Jenin, dice: “Ancora oggi, alcuni bambini dormono con le mani alzate. Questo perché, durante le recenti incursioni nel campo, i soldati israeliani irrompevano nelle case e chiedevano a tutti i membri della famiglia di alzare le mani in aria e arrendersi. I bambini, di conseguenza, ora dormono inconsciamente con le mani alzate. Si sentono insicuri. Oggi questi ragazzi e ragazze non si sentono più al sicuro nelle loro case. Non sentono più che i muri che li circondano li proteggono. Non sono protetti, non hanno un senso di stabilità psicologica. Tutto questo si ripercuote sulla realtà che questi bambini vivono, sia a scuola che nella loro vita sociale. E si ripercuote anche sulle donne che oggi sentono di dover gestire questo tipo di crisi e di situazione, una situazione che è molto difficile e che influisce sulla loro vita in generale”.

Un’altra madre che vive lì ha raccontato ad ActionAid che i cecchini sono saliti sui tetti che circondano il campo. Ha detto: “Sparano su tutto ciò che si muove nel campo con l’obiettivo di uccidere. Hanno distrutto quasi 15 negozi e molte case che si trovavano all’ingresso del campo per dare spazio ai loro camion dell’esercito e agli strumenti militari, hanno distrutto anche il Club Giovanile, le strade e le vie all’interno del campo, sapete che il campo ha strade molto strette, hanno distrutto tutto. È stato un incubo, non sono riuscita a dormire per 27 ore, guardando i bambini e prendendomi cura di loro, urlavano e piangevano ogni volta che sentivano il suono di una bomba, domenica, mentre l’aereo militare bombardava, i cecchini sparavano a tutto ciò che si muoveva. Uno degli uccisi era un uomo che si trovava dentro casa sua, in realtà ci sono cinque bambini uccisi nello stesso modo, dentro o vicino alle loro case.”

Anche prima del 7 ottobre, gli abitanti del campo profughi di Jenin erano vittime di incursioni e attacchi militari sempre più frequenti. Gli edifici distrutti durante una grande operazione militare condotta dalle forze israeliane a Jenin a luglio, in cui sono stati uccisi almeno 14 palestinesi, sono ancora in fase di ricostruzione.

Farah, che vive nel campo, ci ha parlato delle crescenti difficoltà che la sua comunità sta affrontando: “Gli abitanti del campo, tra cui bambini, donne e giovani, vivono in condizioni difficili a causa delle violazioni israeliane che colpiscono civili innocenti che cercano di vivere nelle loro case nel campo. Le incursioni frequenti e continue nei campi profughi di Jenin hanno impatti quotidiani sulla vita di bambini e donne. Oggi, le donne nel campo vivono in uno stato di paura, frustrazione e tensione, specialmente le donne che hanno perso membri delle loro famiglie come figli, madri e mariti”.

La vita quotidiana sta diventando sempre più difficile per i palestinesi in Cisgiordania. La libertà di movimento viene drasticamente ridotta, con l’installazione di nuovi posti di blocco e l’impossibilità di spostarsi da una città all’altra, impedendo ad alcuni di accedere all’assistenza sanitaria, all’istruzione o ai propri mezzi di sostentamento.

Attualmente è la stagione della raccolta delle olive, ma, come negli anni passati, per la maggior parte dei contadini è diventato troppo pericoloso recarsi nella loro terra e raccogliere le olive, privandoli di una fonte di reddito vitale.

Centinaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case: secondo l’UNOCHA, nel giro di due settimane 82 famiglie, composte da 607 palestinesi, tra cui 211 bambini, sono state sfollate da più di 13 comunità diverse in Cisgiordania.

In Cisgiordania vivono già 871.000 rifugiati registrati, un quarto dei quali vive in 19 campi profughi. Questi dovrebbero essere luoghi in cui le persone vivere in sicurezza, eppure sono sempre più sotto attacco.

Farah continua: “Le donne nei campi profughi di Jenin hanno cercato di svolgere un grande ruolo nel proteggere sé stesse e le loro famiglie in mancanza di protezione internazionale nel campo profughi di Jenin e in altri campi in Palestina. Le madri cercano di nascondere la tristezza e l’ingiustizia che subiscono per dare più speranza e creare piccoli spazi per i loro figli per vivere una vita abbastanza stabile e serena. Questa situazione influisce sugli aspetti economici ed educativi della vita nel campo profughi di Jenin. Gli uomini non possono recarsi al lavoro a causa della rigida chiusura della Cisgiordania dopo la recente escalation contro Gaza. Hanno perso i loro mezzi di sostentamento e non sono più in grado di coprire i bisogni primari delle loro famiglie. Questa è la situazione più difficile, in cui le persone perdono tutto“.

Con la situazione in Cisgiordania che rischia di raggiungere il punto di rottura, chiediamo al governo israeliano di rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e di garantire i diritti e la protezione del popolo palestinese, compresi i rifugiati. Ricordiamo che i campi profughi non devono mai essere un obiettivo.

Riham Jafari, Coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: “I palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, continuano a subire attacchi da parte dei coloni, l’irruzione nei campi profughi, la presa di mira di civili, compresi bambini e donne, lo sfollamento, la demolizione di case, la confisca di terre, le incursioni nei villaggi palestinesi e l’uso eccessivo della forza letale. Esprimiamo la nostra preoccupazione per le crescenti restrizioni di movimento che limitano l’accesso di molti all’assistenza sanitaria, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza. Le autorità israeliane hanno la responsabilità legale di garantire la protezione di tutti i palestinesi. Ciò include la garanzia che qualsiasi misura adottata non colpisca le persone in modo sproporzionato. La de-escalation è fondamentale per evitare ulteriori perdite di vite umane, proteggere i civili e garantire l’accesso ai servizi umanitari essenziali”.

In Cisgiordania, negli ultimi dieci giorni ActionAid ha distribuito 700 kit per la dignità in diversi distretti ai lavoratori sfollati da Gaza che sono rimasti intrappolati in Cisgiordania dall’inizio dell’escalation. ActionAid continua a monitorare la situazione e a prepararsi a sostenere le persone colpite, ma la domanda supera di gran lunga le nostre attuali capacità e la situazione non fa che aumentare.