SALUTE. COMITATO LCV, DIBATTITO SU FARMACI CANNABINOIDI E FIBROMIALGIA

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 Aumenta il numero dei pazienti che tra il 2016 e il 2019 hanno fatto ricorso a medicinali e preparazioni a base di cannabinoidi

È il dato emerso durante la seduta del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione. L’organismo presieduto da Roberto Cosolini (Pd) – che ha allargato i suoi lavori odierni ai componenti della III Commissione guidata dal leghista Ivo Moras – era infatti chiamato a discutere la relazione sull’applicazione della legge 2 del 2013, che dispone le modalità di erogazione di questi trattamenti. Il tema verrà ripreso in Aula con le relazioni di Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) per la Maggioranza e Ilaria Dal Zovo (M5S) per le Opposizioni.

I tecnici della Sanità regionale hanno specificato che si tratta di due diverse categorie di prodotti: da una parte farmaci realizzati industrialmente, dall’altra preparazioni magistrali create dal farmacista e personalizzate in base ai pazienti. In entrambi i casi l’utilizzo è crescente ed emergono a volte problemi di disponibilità della cannabis anche se – è stato detto dai tecnici – la continuità delle cure è assicurata. Simona Liguori (Cittadini) ha chiesto di verificare i problemi di approvvigionamento relativi a inflorescenze e olio di cannabis, mentre Andrea Ussai (M5S) ha ricordato che nella legge si parlava di progetti-pilota, con l’Università di Udine interessata a mettersi in gioco.

“Dal momento che si tratta di una cura alternativa – ha invece chiesto Antonio Lippolis (Lega) – ho la curiosità di sapere se sono i pazienti a richiederla o i medici a prescriverla”. “Le prescrizioni sono sempre del medico, che utilizza queste sostanze come ultima spes, nel caso le altre sostanze si rivelino inefficaci”, gli ha risposto Gianna Zamaro, direttore centrale della Salute. Il Comitato Lcv ha infine ascoltato la relazione sulla legge del 2017 che riguarda la tutela delle persone affette da fibromialgia. Gli Uffici hanno spiegato che si tratta di una sindrome che colpisce tra le 10mila e le 20mila persone in regione, dal momento che in Italia ne soffrono 1,5-2 milioni di cittadini, in maggioranza donne. Non esiste una terapia che la curi, ma solo approcci – basati su farmaci ma anche su azioni legate allo stile di vita – che cercano di limitarne i disturbi.

Liguori e Ussai hanno chiesto chiarimenti dai quali è emerso che il registro regionale, previsto dalla legge, non si è potuto ancora attivare in quanto la norma europea sulla privacy, arrivata poco dopo l’approvazione del testo regionale, impone parametri molto stringenti sui registri di patologia. Circa il coinvolgimento dei medici di famiglia, è stato infine detto che il loro compito è indirizzare chi soffre di fibromialgia verso gli specialisti. Su questo tema prepareranno delle relazioni, in vista del dibattito in Aula, Liguori per le minoranze e Antonio Lippolis per la Maggioranza.