Se Conte non ce la fa, addio a Draghi

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Ah ah, il Recovery plan di Giuseppe Conte era una barzelletta, ci ha pensato Lui a presentare un documento scritto come si deve e senza macchie di unto

Ah ah, l’Europa ci ha dato i soldi perché sapeva che stava per arrivare Lui: il rider Giuseppi ha fatto solo le consegne. Ah ah, prima i vertici dei servizi segreti bivaccavano negli autogrill, ma da quando c’è Lui pasteggiano solo con Champagne Brut millesimato. Rapiti nella dionisiaca ebbrezza, i laudatores senza se e senza ma non tengono conto di un piccolo particolare: semplicemente che dalla buona cera, politica e personale, di Conte dipende la sopravvivenza del governo Draghi.

Infatti, se il tanto disprezzato (da costoro) avvocato di Volturara Appula non riuscisse a prendere saldamente nelle sue mani le redini del M5S, il movimento si frantumerebbe in una balcanizzazione tale da rendere al confronto la dissoluzione dell’ex Jugoslavia un modello di stabilità. In tale caso, tra i 5Stelle, le spinte contrarie al governo di (quasi) unità nazionale tornerebbero a scatenarsi in una sorta di liberi tutti, adesso facciamo come ci pare.

Così, la coesione della forza di maggioranza relativa, pilastro dell’esecutivo, andrebbe rapidamente a farsi benedire. Ragion per cui: bye bye al Prodigio dei Migliori. Trattandosi di una frana in movimento potrebbe diventare inarrestabile anche prima del 3 agosto e dell’inizio del semestre bianco. Ma anche senza la mannaia dello scioglimento delle Camere, in un tale casino, quali certezze avrebbe in Parlamento un governo che tra Pnrr e attività ordinaria ha già messo in calendario 53 provvedimenti tra disegni di legge e richieste di deleghe?

Se Mario Draghi, come siamo convinti, non sottovaluta il problema dovrebbe, nel suo primario interesse, adoperarsi per dare (e non togliere) sostegno e credibilità a Conte e alla sua fatica di Sisifo. Quanto ai ridicoli cultori del Mito (che sul Fatto di ieri, Tommaso Rodano ha citato, idiozia dopo idiozia) forse dovrebbe dire loro, come si fa con i bambini fastidiosi quando gli adulti devono parlare di cose serie: basta, andate a giocare di là

Antonio Padellaro