Se fosse un governo…

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Tutta questione di… lealtà.

Vi voglio raccontare una novella.

Ci fu un tempo in cui Silvio Berlusconi venne fortemente osteggiato dalla Magistratura italiana milanese, condannato e relegato ai Servizi Sociali (non quelli, però, di #Bibbianopoli). Lo vedemmo in quel periodo decisamente contrito, rattristato, ma sostanzialmente silenzioso. Vive oggi lo stesso Silvio Berlusconi, un po’ cresciuto, che, nonostante la sua Forza Italia continui a perdere pezzi da ogni parte, rimane in silenzio, niente affatto rattristato e diventato eurodeputato (ho fatto persino la rima!).

Perchè? Perchè sa di contare sul suo migliore e vero allievo, un certo Senatore Renzi, che dall’interno dell’”opposizione rosa” cerca di sfasciare il più possibile il suo partito, che peraltro non è mai stato molto suo. C’erano stati antichi accordi elettorali, sia con Verdini (per questioni fiorentine ed altro) che con il suo maestro, Silvio.

Ma noi abbiamo un altro Matteo sulla scena politica italiana. Il “Matteo che salva gli italiani perché vengono prima”. Intanto la magistratura conferma la presenza degli strani conti della Lega (i famosi 49, poi passati a 18, milioni che sarebbero dovuti ritornare allo Stato). Ma interviene la prescrizione, per Bossi e Belsito circa la truffa ai danni dello Stato, anche se per quest’ultimo rimane l’appropriazione indebita. In tutto questo scenario favoloso, non dimentichiamo che, dai tempi che furono, le fideiussioni bancarie nei confronti della Lega erano state assicurate dal grande artefice di tutto, ossia il nostro Silvio Berlusconi.

Vediamo meglio ciò che sta accadendo ai nostri giorni.

Silvio Berlusconi è stranamente silenzioso e per niente preoccupato dello sfaldamento della sua Forza Italia, con Toti che se ne porta via una bella fetta, amareggiando la Carfagna (che, si dice, potrebbe essere l’erede principale del partito). Volete scommettere che il caro Matteo (quello che viene prima degli italiani stessi) ha organizzato, con il grande Silvio, lo sfaldamento totale del Movimento 5 Stelle? Perché, in questo modo, ora il “Matteo che viene prima degli italiani” potrà ritornare all’ovile, e il caro Silvio gli farà firmare non solo un contratto di coalizione, ma anche un contratto di governo per tenerlo a bada.

Il tutto, sempre in accordo con l’altro Matteo, che provocando la scissione potrebbe andare ad appoggiare un nuovo governo di centro destra, dichiarando che è sempre rimasto un grande moderato. I 5 Stelle che vogliono cercare un accordo, attraverso la cordata di Fico e di Di Battista (che è oramai rientrato) con il PD di Zingaretti e Sala (ci metterei anche De Luca, che vuole una “Lega del Sud”), sarebbero messi all’angolo, perché hanno dimostrato una completa inettitudine nel rispettare le promesse elettorali, assieme ai loro Kompagni.

Insomma, nella mia novella, il grande Silvio è stato in grado, nel suo silenzio, di orchestrare tutto questo, perchè è un politico che ha sempre avuto in mente “il senso della storia, delle cose che avvengono”. Così, in accordo con gli altri membri del centro destra, ha atteso il tempo necessario per far fuori i 5 Stelle, esattamente prima del documento di programmazione economica e del taglio dei parlamentari.

Un taglio che, peraltro, non vuole assolutamente nessuno.

Una volta seduti in parlamento, le poltrone diventano antropomorfe.                                                              di  alessandro bertirotti