Se Sganga resterà fuori, che cosa farà il M5S e che cosa dirà Chiara Appendino?

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Conte e io, credo di poter parlare anche per lui, abbiamo provato a proporre al Pd un progetto innovativo.

Difficile, che richiedeva a tutti coraggio e voglia di cambiare. Qualcosa che è in piena sintonia con quanto, a livello nazionale, sta facendo Conte: un progetto in cui credo e che condivido. Ma a Torino non è andata così e ora tutto questo pesa: non deve distrarci dalle scelte nazionali, ma esiste.
Il famoso “Lodo Portas-Lo Russo”, insomma?
Non è solo grave che quelle parole siano state messe nero su bianco. Conta ciò che significano: che a Torino ha vinto la parte del Pd che non voleva svolte, che pensa sia possibile ripartire tranquillamente dal 2016. Allearsi non era facile neppure per noi, ma noi ci abbiamo provato. Ciò che non si è fatto in sei mesi, però, non si potrà fare tra tre settimane e in soli dieci giorni: sarebbe niente di più che uno scambio di voti.
E dunque?
Gli elettori non sono pacchetti di voti che si spostano perché glielo dice qualcuno. Ognuno deciderà secondo la propria coscienza.
Però ancora una volta i sondaggi incombono e dicono che al ballottaggio vincerà Lo Russo. Che umore sente in città?
Non sono un’indovina, ma su questo terreno sarei prudente: il sondaggio su di me e Fassino diceva che io ero al 40 per cento e lui al 60. Poi è finita in un altro modo.
Abbiamo un programma solido.
Sulla nostra offerta politica, che si distingue da quella di entrambi i nostri avversari. Sui temi ambientali, per esempio, o su quelli dei conti comunali. Io avevo ereditato da Piero Fassino un disavanzo di bilancio di 80 milioni, ora è di 7, mentre abbiamo ridotto il debito strutturale di mezzo miliardo. E questo la città lo sa.
I fondi che verranno a Torino dal Pnrr, invece, servono per rilanciare l’industria e la produzione manifatturiera. La vocazione culturale e turistica, celebrata da Sergio Chiamparino e poi da Fassino, non poteva e non può sostituirle. Col governo Conte-2 ci sono stati impegni concreti per la città e abbiamo coinvolto l’Unione Industriale e la Camera di Commercio. Ora si tratta di proseguire usando il Pnrr.
So benissimo che il Pnrr porterà in città risorse superiori di almeno 6-7 volte a quelle che avevamo io o lo stesso Fassino. Ma devono servire per rilanciare o far partire la Torino dell’auto, dell’Intelligenza artificiale e dell’aerospazio. Altro che tunnel sotto il Po o solo cultura e turismo.