Sei anni dello scoppio del conflitto in Yemen, una guerra sanguinosa, una guerra ingiusta

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In questa pressoché totale crisi umanitaria, tra il 2018 e il 2020, oltre 2300 bambini hanno perso la vita e circa 11,3 milioni di bambini necessitano di cure e beni di prima necessità.
Arriva da Riyad la proposta di un cessate il fuoco agli Houthi, annunciata dal ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan Al Saud, che includerebbe la riapertura dell’aeroporto di Sanaa e consentirebbe l’importazione di carburante e cibo attraverso il porto di Hodeidah, da attuarsi con la supervisione delle Nazioni Unite. Una richiesta subito respinta al mittente con la chiara richiesta: “Mettete fine all’aggressione e al blocco sullo Yemen”.
Si rimane stupiti da questo “battibecco”? Oramai non più! Parliamoci chiaro, entrambe le fazioni hanno seriamente dilaniato il Paese: le azioni di forza lanciate dalla coalizione internazionale a guida saudita così come gli attacchi Houthi nei piccoli villaggi sono risvolti della stessa medaglia.
Questo conflitto avrà molti primati e oltre a quello per la peggiore crisi umanitaria sarà anche il primo conflitto a non avere vinti o vincitori: tutti hanno fatto la loro parte e le fazioni coinvolte hanno solo saputo mostrare il volto più duro per una guerra dove a rimetterci sono soprattutto le donne e i bambini.
La Comunità internazionale non può continuare a temporeggiare: il tempo è scaduto.

Yana Ehm