Shopping, musei e stadi, Londra riparte dopo il secondo lockdown

0
77
londra

Da oggi il Regno Unito esce dal lockdown quasi totale in vigore dal 5 novembre ed entrano in vigore le nuove severe restrizioni. Dalle 00.01 di mercoledì 2 dicembre il 99% del Paese sarà inquadrato nei livelli più rischiosi: il 2, che prevede l’apertura parziale dei pub e il divieto di incontro con i membri di altri nuclei familiari al chiuso e il 3, che prevede solo la vendita di cibo d’asporto. Johnson ha promesso che questo sistema sarà rivisto a gennaio e il Parlamento potrà votarlo nuovamente il 2 febbraio e ha assicurato che, guardando al futuro, si tenterà di escogitare un metodo per limitare le restrizioni. Il Regno Unito è il paese più colpito d’Europa dalla pandemia con oltre 59mila morti per 1,6 milioni di casi positivi. I tre livelli Con il sistema a tre livelli che ha sostituito il lockdown nazionale, i negozi non essenziali e altre attività, inclusi i servizi di cura personale come parrucchieri e saloni di bellezza, possono aprire. Nel livello 1 (medio), fino a sei persone possono incontrarsi all’interno e all’esterno, pub e ristoranti sono aperti fino alle 23 locali e gli spettatori possono partecipare a eventi sportivi in numero limitato. La maggior parte delle zone dell’Inghilterra, inclusa Londra, sarà, tuttavia, al livello 2 (alto), il che significa che le persone non sono autorizzate a incontrarsi con altre famiglie in spazi chiusi, sebbene possano socializzare in gruppi fino a sei persone all’aperto, mentre pub e ristoranti possono solo servire alcolici come parte di un pasto sostanzioso. Altre grandi città come Manchester, Birmingham e Nottingham, così come la contea del Kent, sono tutte nel livello 3, dove le persone non devono incontrarsi con nessuno al di fuori della loro famiglia o nella maggior parte dei luoghi all’aperto; pub e ristoranti dovranno rimanere chiusi salvo consegne e asporto. Londra riparte Londra si trova in zona 2 e il sindaco ha sollecitato i cittadini a continuare a seguire le regole: “Non è finita: non possiamo permetterci un’altra devastante ondata di contagi”, ha scritto Khan su Twitter, dove ha inoltre pubblicato l’annuncio che il suo ufficio ha inviato a tutti i londinesi. Nella sua lettera, il sindaco ha accolto con favore la revoca del lockdown imposto il 5 novembre, dicendo che ora le persone possono iniziare a vedere di più i loro amici e i loro cari mentre i negozi e i luoghi di ospitalità riceveranno un forte impulso. “Se ci comportiamo come se questo virus fosse andato via, potremmo assistere a un’ulteriore devastante ondata di casi in un periodo dell’anno in cui il nostro Servizio Sanitario Nazionale è già abbastanza sotto pressione””, ha aggiunto Khan. Intanto riaprono i musei, gli impianti sportivi e si popolano le strade con code davanti ai grandi magazzini, i cui orari sono stati allungati per favorire gli acquisti. Il retail è il settore più in crisi del Regno, investito dai contraccolpi dell’emergenza Covid in aggiunta ad anni di diffuse difficoltà strutturali legate ai costi di esercizio e soprattutto alla concorrenza crescente delle vendite online. La catena di abbigliamento Bonmarché da oggi è in amministrazione controllata per una una situazione debitoria fattasi ormai insostenibile. Al momento i suoi 225 negozi sparsi per il Regno Unito restano aperti, ma il futuro dei 1500 dipendenti residui è a rischio. Stessa sorte toccata ai grandi magazzini Debenhams, storica catena di abbigliamento, accessori e casalinghi figlia di un brand nato a Londra nel 1778, e dell’avvio della procedura di amministrazione controllata anche per il colosso commerciale Arcadia, holding fondata dal controverso miliardario Philip Green che controlla fra l’altro il popolare marchio Topshop. Due vicende che hanno gettato ombre pesanti sul destino di ulteriori 25.000 lavoratori (rispettivamente 12.000 e 13.000). Gli stadi Dopo un’attesa lunga 266 giorni riaprono oggi – per un numero di tifosi strettamente limitato – i cancelli degli stadi inglesi: non solo in quelli della Premier League, che avevano già parzialmente riaperto prima del secondo lockdown di novembre, ma anche negli impianti delle serie inferiori, fino alle divisioni più basse dei dilettanti, chiusi dallo scorso marzo. Un ritorno lungamente atteso, ma che dovrà sottostare alle severe disposizioni governative in materia di lockdown territoriale: nelle zone di minor allerta potranno assistere agli incontri fino ad un massimo di 4mila tifosi (o il 50% della capienza, nel caso di stadi piccoli), che scendono a 2 mila per le aree classificate intermedie, mentre dove il tasso d’infezione resta fuori controllo gli impianti rimarranno chiusi. La prima partita che battezzerà il ritorno dei tifosi sugli spalti sarà quella in programma questa sera tra Carlisle e Salford City, valevole per il campionato di League Two. All’insegna della prudenza la riapertura in Premier League: tra i 20 club della massima divisione inglese, nessuno beneficerà del “numero massimo” di spettatori consentito. Le sei squadre di Londra, tra le quali Chelsea e Arsenal, potranno accogliere non più di duemila spettatori, così come il Liverpool, che riapre Anfield dopo una lunghissima chiusura.