Siamo vicini al Misfatto Quirinale

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Quando la politica è debole gli altri poteri sono fortissimi, e dunque ormai a ridosso del voto per il Quirinale Mario Draghi è in vantaggio su tutti.

Pure ieri all’assemblea dei deputati 5 Stelle, in quella che doveva essere la curva più insidiosa, il campione dell’establishment finanziario e internazionale non ha trovato muri a fermarlo.

Un quadro che Conte non ha il potere di cambiare, e pertanto è disarmato nella trattativa con Enrico Letta, a cui la promozione del premier va più che bene in funzione dell’epurazione dal Pd dei renziani, che potrà fare nella prossima legislatura.

L’alternativa, d’altra parte, sarebbe un qualche vassallo di Berlusconi – Casellati o Frattini che cambia – e dunque meglio una fine orribile che un orrore senza fine. Ora è chiaro che la gara non è finita, e la strada per il Colle è piena di sorprese. La prima sarà nel numero dei franchi tiratori, cioè di chi nel segreto del catafalco non ne vorrà sapere di segare il ramo sul quale è seduto.

Il trasloco del capo del Governo alla Presidenza della Repubblica – un precedente indigesto dal punto di vista dell’equilibrio costituzionale – accelera infatti lo scioglimento del Parlamento, perché qualunque patto si possa fare o qualunque nuovo inquilino andrà a Palazzo Chigi, neppure un domatore di leoni sarà in grado di tener buoni i partiti in vista della campagna elettorale.

Resta l’incognita di Salvini, che oggi non ha più fretta di andare alle urne, dove rischia di essere scavalcato dalla Meloni, e dei tanti 5S che ascoltano ancora i loro elettori, contrarissimi a Draghi, e non vogliono farsi complici di questo misfatto Quirinale.

Gaetano Pedullà