Solo i cretini non cambiano Santoro

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Solo i cretini non cambiano idea. Frase ormai famosissima anche se cretina

Sarebbe una frase intelligente se fosse completa. Perché se cambi idea devi almeno avere il pudore di dire chi o che cosa ti ha fatto cambiare idea. Io ero del Pci, ma poi c’è stata l’invasione dell’Ungheria e ho stracciato la tessera. Io facevo il tifo per la Lazio, ma poi mi accorsi che c’erano troppi fascisti fra i dirigenti e i giocatori. Io stavo bene con mia moglie, ma poi ho scoperto che mi tradiva col mio migliore amico. Io ero felice di lavorare in quel giornale, ma poi è arrivato un direttore antipatico. Cambiare idea è un diritto.

Ve lo dico io che ho passato anni a intervistare gente sul tema dei “voltagabbana”. Ricordo arrampicate sugli specchi mitiche come quella di Emilio Fede che, tifoso della Juventus, quando andò a lavorare per Berlusconi divenne tifoso del Milan perché – mi disse – si era accorto che il Milan giocava molto meglio. Così, forte delle mie esperienze passate, sono corso a leggere l’intervista che Michele Santoro ha rilasciato a Pietro Senaldi, direttore di Libero.

Una delle tante interviste che sta rilasciando in questi giorni di giri della Madonna Pellegrina per lanciare il suo libro Nient’altro che la verità, basato sul suo lungo incontro con il mafioso Maurizio Avola, uno di quelli cattivi, uno che racconta di avere ammazzato 80 persone, compresi alcuni fra i giudici eroi della lotta antimafia. E che cosa scopro? Scopro che Santoro ha cambiato idea.

Che oggi pensa che Berlusconi e Dell’Utri non c’entrano con la mafia, che la mafia comandava ai politici non il contrario, che fu un errore la trasmissione su Libero Grassi in staffetta con Maurizio Costanzo. E a ben leggere si scopre anche che secondo lui Matteo Salvini crea problemi alla sinistra molto più di quanto facesse Berlusconi. E che la Rai lottizzata era molto meglio della Rai di oggi. E che i grillini hanno contribuito a peggiorare il sistema che volevano abbattere.

Solo i cretini non cambiano idea. Tutto merito di Maurizio Avola.

Claudio Sabelli Fioretti