Spettacolo: Slc Cgil Umbria, la riapertura sia davvero per tutto il settore

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Faraglia: “Serve subito la modifica dell’ordinanza regionale che equipara le associazioni culturali di professionisti alle associazioni ricreative e di svago”

“A seguito dell’annunciata data di riapertura dei luoghi della cultura, 27 marzo, ribadiamo la necessità di un confronto con le istituzioni perché queste riaperture siano accompagnate in modo imprescindibile da una reale ripartenza di tutto il settore”. Lo afferma in una nota Emanuela Faraglia, responsabile del dipartimento produzione culturale per la Slc Cgil dell’Umbria.
“Ribadiamo – continua Faraglia – la necessità di un’interlocuzione serrata in questa fase perché non vengano lasciate indietro tutte quelle realtà che costituiscono il terreno fertile della produzione culturale in questa regione, ma che non hanno accesso a fondi statali o ministeriali per come sono stati finora concepiti”.
La Slc Cgil sottolinea come queste realtà, evidentemente più fragili perché meno riconosciute dai canali ufficiali, costituiscano un patrimonio culturale prezioso per la cittadinanza e per la nostra regione. “L’attenzione che dovremmo rivolgere a loro in questa fase così delicata – sottolinea ancora Faraglia – è volta a tutelare non solo il lavoro dei tanti professionisti che in queste realtà lavorano, ma anche il diritto della cittadinanza a poter usufruire di un prodotto culturale che sia più completo e variegato possibile”.
La Slc Cgil ha già evidenziato all’Assessore Agabiti queste criticità in occasione del nostro ultimo incontro, il 17 febbraio. “In quell’occasione abbiamo accennato ad una serie di proposte su cui stiamo lavorando da mesi in stretta sinergia con lavoratori e parti datoriali – prosegue la sindacalista – In quello che si è sviluppato come un incontro interlocutorio in visione dell’apertura di un tavolo ai primi di marzo, abbiamo chiesto con urgenza la modifica dell’articolo dell’ordinanza regionale che equipara le associazioni culturali di professionisti alle associazioni ricreative e di svago. Questa definizione blocca di fatto per quei professionisti le attività che sono invece loro concesse e regolamentate dai decreti ministeriali, creando così una discriminazione ingiustificata nei confronti di una categoria di lavoratori già duramente colpita”.
Ma ad oggi il sindacato non ha ricevuto risposta. “Nel ribadire l’urgenza di questa modifica – conclude Faraglia – chiediamo che venga rispettato l’impegno e quindi l’immediata apertura del tavolo per affrontare in tempo utile tutte le questioni legate alla riapertura perché questa sia una ripartenza etica e sostenibile per tutti, con doverosa attenzione ai lavoratori e alle realtà più fragili”.