Stagnazione di Gianfranco Torriero (Vice Direttore Generale dell’ABI)

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Tratto da “ Lessico Finanziario “ di Beppe Ghisolfi – ARAGNO Editore

La Stagnazione è comunemente identificata dal persistere di variazioni minime o nulle del Prodotto Interno Lordo misurato in termini reali (cioè non considerando l’effetto della dinamica dei prezzi). Questo termine, molto probabilmente, è stato utilizzato per la prima volta alla fine degli anni Trenta, nel periodo cioè successivo alla Grande Depressione, per indicare un’economia caratterizzata da ridotte opportunità di investimento, scarsa capacità di innovazione e rallentamento demografico. In un’ottica di lungo periodo, la stagnazione è associata ad una sorta di incapacità di crescere dell’economia che, se non affrontata efficacemente da parte dei responsabili di politica economica, può portare a fenomeni di stagnazione di lungo periodo, anche cosiddetta secolare.

La dimensione secolare della stagnazione identifica una situazione in cui l’aumento della propensione al risparmio e la riduzione di quella a investire portano i tassi d’interesse vicino allo zero o su livelli negativi, bloccando la crescita economica per molto tempo. Organismi internazionali hanno sviluppato metodologie per calcolare la naturale capacità di crescita di una economia. In particolare, hanno introdotto il concetto di PIL potenziale che misura la capacità potenziale di crescita dell’economia nell’ipotesi che vengano impiegati tutti i fattori produttivi, capitale e lavoro, senza dar luogo a pressioni inflazionistiche. In questo modo si cerca di cogliere proprio quanto un sistema economico sia in grado di crescere naturalmente e, se del caso, identificare misure di politica economica per innestare processi di crescita più robusti.

Tra i casi più importanti di stagnazione economica troviamo quanto accaduto in Giappone nel corso degli anni Novanta del secolo scorso quando l’economia nipponica ha registrato un prolungato periodo di crescita molto contenuta, talmente lungo da spingere la comunità internazionale a definirlo come il grande malato dell’economia mondiale. Alla base della prolungata fase di stagnazione in Giappone c’è stato lo scoppio della bolla azionaria e immobiliare alla fine degli anni Ottanta. L’elevato livello di indebitamento accumulato da imprese e famiglie ha bloccato l’attività economica per oltre 10 anni. La tesi della stagnazione secolare è stata ripresa anche di recente per spiegare la debole ripresa dell’economia internazionale dopo la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 e il lungo periodo di tassi d’interesse a zero, se non negativi.