Stato-Regioni: è guerra

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Si parla spesso di inefficienza della pubblica amministrazione ma in certi casi si verificano dei contrasti così gravi da bloccare del tutto parte delle attività essenziali per i cittadini. E in questo caso parliamo di epidemia da Sars-covid-2 e medici di base; una cosuccia da poco.

Zingaretti aveva emanato l’ordinanza n. Z00009 del 17.3.2020, ai medici di base con l’obbligo di recarsi nelle abitazioni dei propri assistiti che si fossero infettati dal virus per l’assistenza domiciliare. I medici di base si sono rifiutati di eseguire l’ordine della regione per il semplice fatto che non sono preparati e perché, in certi casi, devono essere gli specialisti a visitare il paziente o presunto tale. Così il Sindacato dei medici italiani si è rivolto al TAR del Lazio per l’annullamento della regione. Il Tar, Sezione III quater, con la sentenza n. 11991 del 2020, pubblicata ieri, ha dato ragione ai medici di base.

Non serve entrare nel merito della questione giuridica, a volte basta un po’ di buon senso, i medici di base non possono essere messi in trincea per visitare ed assistere i malati di Coronavirus per il semplice fatto che verrebbero distolti dal loro ruolo fondamentale di curare i pazienti dalle varie malattie generiche come, nel periodo autunnale, dall’influenza. Esporli a rischi che non gli competono porterebbe poi a far mancare a tutti gli altri pazienti il primo presidio medico necessario per tutta la cittadinanza. Secondo i giudici amministrativi, poi, i malati di Covid che non devono essere ospedalizzati o che, in prima facie, non necessitano di ospedalizzazione, devono essere curati dai medici dell’USCAR (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), istituita da decreto legge 14 del 9 marzo 2020, su cui il Governo italiano ha investito 721 milioni di euro per la realizzazione di 1.200 unità mobili in tutta Italia. Bisogna aggiungere che quest’investimento non ha dato i suoi frutti per carenza di medici.

E’ strano ma i soldi ci sarebbero, le idee pure. Mancano i medici. Poi la regione Lazio avrebbe completamente disatteso l’ordine del governo di istituire queste Unità per fronteggiare l’epidemia in quanto, si legge nei provvedimenti regionali, che l’intervento del medico dell’Uscar sarebbe “eventuale”, come a dire che prima potrà intervenire il medico di base e, eventualmente, quello dell’Uscar.

Il governo decide, la regione sfascia.

La sintesi della sentenza è questa: le regioni e le province autonome devono istituire le Unità speciali per fronteggiare l’emergenza e, in caso negativo, non possono far ricadere le loro omissioni sui medici di base. Ora la regione Lazio ha subito fatto sapere che farà appello al Consiglio di Stato ma intanto questa è la situazione: in caso di chiamata al medico di base per presunta infezione da Covid, il medico non potrà recarsi presso l’abitazione del paziente, non ci sono altri presidi che possano far fronte a questa chiamata e, quindi, il soggetto si recherà presso il pronto soccorso più vicino facendo finta di non sapere di essersi infettato. A meno ché le condizioni economiche gli consentiranno di pagare uno specialista ovvero di recarsi presso una clinica che, dietro lauto compenso, lo curerà con la massima attenzione.

Se poi ancora ci sono persone che, per ragioni prettamente politiche, pensano che il governo sia responsabile di questo massacro sociale, ricordo che la Costituzione, non un decretino qualunque, ha concesso alle regioni la materia della salute come materia quasi ESCLUSIVA, lasciando allo Stato il controllo sulla spesa e altre questioni di minor conto, come per esempio, le liste di attesa e i loro tempi.

Se leggiamo il quadro normativo prima della riforma che ha sparigliato la logica giuridica, del 2001, notiamo che le regioni avevano solo una competenza CONCORRENTE, cioè, lo Stato dettava le leggi principali e le regioni legiferavano sulla base della normativa statale. Poi con la riforma del Titolo V della Costituzione, fallimentare sul piano della logica giuridica, si è voluto concedere più di quanto si poteva alle regioni, svendendo una delle materie più delicate e importanti agli interessi politici e imprenditoriali. Allora, nel 2001, era la politica che spingeva per distruggere la sanità nazionale per favorire quella privata e nessuno, dei politici, di destra e di sinistra, si è mai lamentato. Quella legge porta la firma di Berlusconi, Bossi, Castelli ma non ho mai sentito lamenti a sinistra.

Volevamo più federalismo, eccoci serviti. C’è voluto un piccolissimo virus per far emergere uno scempio politico alle spalle di tutti noi cittadini.                                                                                                           (Stefano Rossi)