Tiro con l’arco: lo sport senza barriere

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MEET&GREET - LA NAZIONALE DI TIRO CON L’ARCO Nella foto: La Nazionale di Tiro con l’Arco prove di tiro Festival dello Sport Piazza Dante – campo tiro con l’arco Trento, 12 ottobre 2019 Foto: Marco SIMONINI – Archivio ufficio stampa Provincia autonoma di Trento

L’ultima freccia è stata quella dello spareggio alle paralimpiadi di Londra, quella per l’oro e il tricolore sul gradino più alto del podio. Da allora non ne ha più scoccata una, neanche per gioco. Oscar De Pellegrino è uno che mantiene le promesse, ma la sua esperienza di vita e di sport è stata troppo importante per non essere raccontata: lo ha fatto in un libro ‘Ho fatto centro’, la storia della sua vita di uomo e sportivo, un manifesto di speranza per quanti, come lui, sono stati messi in difficoltà dalla vita.
Un’autobiografia che ha fatto anche da volano per la crescita del movimento paralimpico e olimpico. E il tiro con l’arco oggi gode di ottima salute, come dimostrano gli ultimi successi della ragazze della squadra femminile, che questa mattina al camp di Tiro con l’arco si sono raccontate e hanno fatto diversi tiri dimostrativi dai 18 metri, una passeggiata rispetto ai tiri da 70 metri, “quando il centro è grande più o meno come una pallina da tennis”.

Tatiana Andreoli, Lucilla Boari e Vanessa Landi sono giovani, ma nel loro palmares vantano già tanti successi, uno su tutti: l’oro ai mondiali junior. Ora l’obiettivo è quello del pass olimpico per Tokio 2020, sfumato di pochissimo agli europei di Minsk di quest’estate. Lucilla Boari vuole assolutamente tornare sul ‘luogo del delitto’ e prendersi quel podio sfumato di un soffio nel 2016 a Rio, con un quarto posto comunque mai raggiunto a livello individuale femminile. “Mi è mancato davvero pochissimo per ottenere il bronzo ma in questi anni sto mettendo nel bagaglio tantissime esperienze per colmare quel poco che mi è mancato allora”. Anche Vanessa Landi guarda dritto a Tokio e spera di centrare il traguardo del pass olimpico: “a Rio ero la riserva, al prossimo giro me la voglio giocare tutta, insieme alle mie compagne di squadra”.
Ogni freccia nel tiro con l’arco è una sfida e può cambiare le sorti della gara. Il gesto tecnico deve essere perfetto e ripetersi nella sua perfezione, a dispetto del vento, della luce, della pioggia, che incidono tantissimo nella prestazione. Il tiro con l’arco è la ricerca della perfezione e per raggiungerla servono preparazione fisica, gesto atletico e anche tanto supporto psicologico, per reggere la pressione di quell’ultima freccia “quando nella mente ti passano davanti le mille possibili versioni di quello che verrà dopo, dalla vittoria alla sconfitta, alla figuraccia irrecuperabile”, rivela Tatiana Andreoli. Una girandola di emozioni che accomuna tutti gli arcieri, racconta Giampaolo Cancelli, atleta paralimpico specializzato nell’arco compound, uno strumento più tecnologico e duttile rispetto a quello tradizionale.
Al ‘Meet & greet’ si è parlato più in generale anche del movimento del tiro con l’arco in Italia, dei 25mila tesserati e delle oltre 500 società attive ad oggi in tutto il Paese. Il tiro con l’arco è il più antico degli sport moderni, una disciplina senza barriere che permette ad atleti con disabilità fisica di competere con i normodotati. Il tiro con l’arco viene praticato non solo come sport ma anche come attività di riabilitazione in numerosi centri spinali.
Anche il Trentino può vantare un eccellente movimento con tante società all’attivo e strutture, come il Pala kosmos di Rovereto, di altissimo livello. Qui si pratica anche una versione speciale del tiro con l’arco: il tiro di campagna, con bersagli immersi nei boschi e in pendenza.