TORINO, LA SINISTRA AVANTI CON I VOTI DEI QUARTIERI BENE MA SUL BALLOTTAGGIO SOFFIA IL VENTO DESTRORSO DELLE PERIFERIE

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IL MOVIMENTO 5 STELLE, BENCHÉ FUORI DAL SECONDO TURNO, HA IN MANO IL GOLDEN GOL CHE DECIDERÀ IL NUOVO PRIMO CITTADINO

La strana competizione tra Lo Russo e Damilano è lo specchio di rapporti di forza ribaltati dalla crisi economica e sociale: PD e alleati premiati dell’astensione e dai demeriti di avversari internamente divisi e da una Lega cannibalizzata dalla lista civica del candidato sindaco imprenditore

Di Bastian Contrario

Cinque punti di distacco al primo turno a vantaggio di Stefano Lo Russo, PD, nei confronti di Paolo Damilano, indipendente di area Lega; cinque stelle decisivi al secondo turno. Può essere questo il ragionamento conclusivo del primo round della competizione elettorale per il rinnovo del Sindaco e del Consiglio comunale del capoluogo piemontese: 40 seggi complessivamente in palio, di cui 24 (oltre alla poltrona di Sindaco) saranno assegnati alla coalizione di chi, tra Lo Russo e Damilano, sarà prevalso al ballottaggio del 17 e 18 ottobre.

Lo schieramento dello sconfitto dovrà dividersi i restanti sedici seggi con i raggruppamenti degli altri candidati a sindaco che hanno raggiunto il quorum di legge. La dura regola dei numeri questo impone, così come il duro verdetto della affluenza alle urne dove meno di un elettore torinese su due si è recato ai seggi il 3 e il 4 ottobre: nelle circoscrizioni più calde dal punto di vista sociale, la 5 e la 6, comprendenti i quartieri di Aurora, barriera di Milano, Vallette, Madonna di Campagna, poco più di 70.000 aventi diritto si sono recati a votare, e sono queste le zone in cui Damilano, con il traino protestatario di Lega e fratelli d’Italia, è risultato prevalente su Lo Russo, e dove il cartello elettorale del centrodestra si è aggiudicato la presidenza di due Circoscrizioni (rispetto alle 6 conquistate da PD e soci).

Il movimento cinque stelle, forza di governo amministrativo degli ultimi 5 anni con l’uscente sindaca Chiara Appendino, con il 9 per cento messo a segno da Valentina Sganga ha in mano il “golden Gol” che deciderà il prossimo primo cittadino.

Che cosa prevarrà?

Un ritorno di fiamma tra grillini e Lega sul modello del Conte 1, o l’asse al momento nazionalmente dominante tra PD e Conte, che a Torino non è stato possibile per via delle vecchie ruggini tra Appendino e Lo Russo?

Con la sola eccezione di Carmagnola, la proiezione nazionale indica che il centrosinistra allargato ai grillini riesce ad aggiudicarsi le simpatie della maggioranza dei votanti anche laddove il centrodestra si presenta tutto (sulla carta) unito. Sta di fatto che queste elezioni, a Torino, più che altrove, consegnano una città divisa, con un sindaco eletto di fatto da un paio di quartieri “bene” e che, fin dal giorno successivo, dovrà fare fronte a un disagio sociale e lavorativo crescente tra bollette anche locali che salgono, esattori che bussano alla porta per recapitare multe e cartelle esattoriali, lavoro che manca, industrie che arrancano mentre né destra né sinistra sono state in grado di impedire la delocalizzazione della vecchia FIAT e il rilancio della ex Embraco (dossier rispetto ai quali le rappresentanze istituzionali della Lega paiono assenti tanto a Roma quanto nel Parlamento di Strasburgo).

Il boom dei prezzi dell’energia rischia di assestare il colpo di grazia alla competitività delle nostre aziende, se il Comune e il nuovo Sindaco non sapranno fare valere il proprio ruolo di azionisti di Iren favorendo un calo delle bollette e un rilancio delle fonti rinnovabili alternative a Enel.
Il Comune di Torino ha ricavato da Iren, quindi da quanto famiglie e imprese pagano per approvvigionamenti energetici, 17 milioni di euro solo quest’anno: perché non dedicarli a un fondo contro i rincari che colpiranno soprattutto le periferie, i cui residenti hanno bisogno di integrazioni al reddito e non di dotti comizi operaisti piuttosto che di anacronistici ritorni a un berlusconismo annacquato?

Arrivederci a tra due settimane, e che a vincere sia la Città prima che i singoli candidati.