Toscana, la grande sfida tra buongoverno e populisti

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Susanna Ceccardi, candidata del centro destra a guida leghista, vincerà perché la sua arma migliore sarebbe l’inarrestabile declino della Toscana rossa: così scrivono testate nuove ma già vecchie nel modo di raccontare i processi sociale e politici. La stanchezza dell’elettorato verso i partiti della sinistra, a iniziare dal Pd, la porterebbe alla vittoria in carrozza. Ohibò! E’ davvero così? Gli slogan possono far presa ma durano lo spazio di un titolo che presto sarà sostituito da un altro titolo.

Come i sondaggi che ormai sono offerti dagli staff dei candidati a chi deve, appunto, inventarsi un titolo più che indagare per comprendere ciò che concretamente sta accadendo. Ormai è noto: i sondaggi sono diventati uno specifico strumento di propaganda e servono a mobilitare le truppe amiche o a cercare di far breccia tra gli indecisi. C’è una campagna che si svolge con incontri di settore dei candidati, con confronti sui programmi. C’è una campagna elettorale, poi, che èraccontata sui media ignora tutto ciò e, dove i taccuini dei cronisti si aprono solo difronte ai leader o alla drammatizzazione e spettacolarizzazione di questa o quella frase a effetto da loro dettata. Un giornalismo alla ricerca non della notizia ma del titolone: un declino segnalato anche Scalfari, qualche settimana fa, ma rimasto inascoltato.
Parliamo di programmi

eugenio gianiGià, parliamo di programmi. Perché il centrodestra non ha parlato poi tanto di sanità? Perché non conveniva a Salvini mettere a confronto due modelli di sistema sanitario: quello lombardo e quello toscano; perché non conveniva discutere di fatti e problemi concreti che milioni di cittadini hanno visto e vissuto. Vogliono far diventare la sanità toscana, con i suoi limiti, ma protesa sul territorio, come quella lombarda nella quale a dominare sono le eccellenze ma solo per pochi? Non conviene, non è utile alla Toscana e ai suoi abitanti.

Parliamo di programmi, di asili nido per esempio. L’Emilia e la Toscana hanno da decenni sperimentato modelli innovativi di servizio pubblico negli asili nido e nelle scuole materne. Ora il candidato del centrosinistra alla Presidenza, Giani, dichiara di voler compire un passo in avanti rendendo gli asili nido gratuiti per tutti i bambini che abitano la toscana. Un aiuto concreto alle migliaia di famiglie. Welfare, si chiama ed essere di sinistra significa avere la consapevolezza che la crisi invoca più stato sociale, più reti sociali e meno privatizzazioni o aziendalismi esasperati.

Parliamo ancora di programmi, di piccola e media impresa. La Toscana ha subito i contraccolpi della nefasta pandemia, quanto e più di altre zone, date le peculiari caratteristiche del suo tessuto produttivo. Servono fondi per rilanciarle, per dar loro fiato e si può fare, come urla la destra, allentando la morsa delle tasse ma si deve fare soprattutto destinando, come chiedono Giani e il centrosinistra-centinaia e centinaia di milioni dei fondi che arriveranno dall’Europa per salvaguardare il tessuto produttivo e la peculiarità dell’artigianato e della piccola e media impresa toscana o per rilanciare il ruolo dell’immenso patrimonio ambientale e storico artistico.
Scarsa mobilitazione

Ogni campagna elettorale ha sue specificità. Già nelle ultime tornate erano diventate rarefatte con una scarsa mobilitazione e un predominate ruolo del marketing e dei media. Questa campagna elettorale somma alle difficoltà tradizionali, altre inattese specificità: è la prima volta che si parla agli elettori in forme inedite che rendono difficile l’incontro faccia a faccia. Finalmente il Pd se n’è accorto e ha cambiato il passo, trovando inedite forme di partecipazione. In gran parte dei casi gli incontri avvengono con cittadini che, sanamente, hanno la mascherina di protezione; ci s’incontra con gli abbracci che sono sostituiti da improbabili forme di saluto. E’ una campagna elettorale dove si avverte l’urgenza di riparare i danni di un passato recentissimoche si sono aggiunti a quelli provocati dalla crisi economica che dura da oltre un decennio. Una snervante crisi dalla quale dipende gran parte dei guasti che oggi si fanno più drammatici: il mancato sviluppo delle infrastrutture, l’assenza di una vera politica green, la deficienzacronica nello sviluppo del digitale. Emergono le grandi disuguaglianze che già esistevano ma che si mostrano nella loro drammaticità.

E se questa fosse la stagione nella quale, proprio per la disgrazia che c’è capitata tra capo e collo, si muovessero le leve della rinascita? Le crisi possono partorire cambiamenti sorprendenti. Andrebbe fatto capire ai tanti giovani che sono così lontani da ciò che avviene accanto a loro e nel mondo che è diventato, anche grazie alle tecnologie che hanno tra le mani, sempre più piccolo. Così sarebbero protagonisti di questa delicata transizione senza esser più risucchiati in quegli egoismi prepotenti che sono sollecitati dall’antipolitica e che, in qualche caso, producono l’esaltazione della violenza e dello sfascio.
I limiti dell’informazione

Pensiamo, con fantasia, agli effetti sorprendenti che questa crisi potrebbe produrre. Mettiamo il caso che con i soldi che arriveranno da un’Europa – che Salvini e Ceccardi osteggiavano apertamente – si potesse risanare il nostro ambiente; si potessero sviluppare le scuole o rilanciare la ricerca e l’università; si potesse dotare il paese di nuove e utili strutture tecnologiche. Passare, così, dalla fase in cui ogni comunità ha teso a giustificare le proprie disuguaglianze a quella nella quale si potessero affrontarle e superarle.

Purtroppo, come detto, anche queste elezioni sono state catapultate nel circo del sovraccarico informativo, dove più aumenta nel suo complesso l’informazione disponibile e più ne aumenta la parte drammatica e incalzante. Aumenta la fatica di analizzare e selezionare ciò che ci serve: tutto vale tuto e così accade che gli elettori siano propensi ad accettare come veritiero l’ultimo sondaggio che viaggia da social a social. Aumenta il rischio di accettare il racconto che di una terra prescindendo dalla sua storia secolare e dalla sua reale condizione. Più cose abbiamo a cui stare attenti, meno riusciamo a prestare attenzione alle cose che contano. “In sostanza – come scrive Annamaria Testa nel suo Il coltellino svizzero- più aumenta l’informazione disponibile, e più ne aumenta la parte drammatica e incalzante, più aumenta la fatica preliminare e aggiuntiva di analizzare e selezionare ciò che ci serve, più aumenta la quantità di decisioni da prendere, più aumentano lo stress, il senso d’inadeguatezza, l’indifferenza”.

I toscani con la loro proverbiale ironia saranno capaci di capire ciò che è vero e ciò che è falso, sapranno selezionare i fatti, non si faranno incantare dai venditori ambulanti della politica.                                      Di Maurizio Boldrini