Tremonti affossa Draghi e il Recovery: “Sottomissione all’Ue. Tanti debiti per nulla”

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Dal ricatto della ministra della Giustizia Mara Cartabia ai tanti interventi scritti male

L’ex ministro Giulio Tremonti affossa con una lucidissima intervista a La Verità il Recovery di Draghi e l’impostazione di questa Ue. “Mai trascurare che il diavolo sta nei dettagli e nella Ue ci sono più dettagli che diavoli, ma possono essere altrettanto nocivi. Il Recovery plan? Circa 240 miliardi per più di 240 pagine. Più o meno un miliardo a pagina; soprattutto a debito. I piani presentati in Europa li ho letti più o meno tutti.

La quasi totalità ha due caratteristiche essenziali. Sono concentrati – solo o quasi – sui trasferimenti a fondo perduto e non sul debito. Inoltre, sono focalizzati soprattutto sul verde e sul digitale. Fanno eccezione i piani di Italia e Grecia. In questi si prevede un pieno utilizzo della parte a debito con una ipertrofica estensione degli obiettivi.

Si parla anche di geografia e demografia; si va dalle infrastrutture per la mobilità, alle politiche di coesione e inclusione nel mercato del lavoro. Per dirla alla D’Azeglio, questo piano avrebbe l’ambizione di rifare gli italiani e l’Italia. Ma D’Azeglio alla figlia Alessandrina scriveva di non spendere soldi che non si hanno”. Più chiaro di così… Ma non è tutto.

Continua Tremonti: “Nella sostanza è un piano quinquennale. Copyright Stalin. Che però non si sognava di scrivere che i risultati economici dipendono dall’azione del Soviet. I risultati ottenuti erano il frutto degli eroici sforzi della classe operaia. Se qualcosa andava storto, la colpa era del maltempo. C’era meno retorica. Qui c’è all’opposto tanta propaganda. Il governo al centro di tutto. Svuotando il Parlamento delle sue prerogative per attribuirle a organi tecnocratici al centro”.

Insiste Tremonti: “48 riforme da fare entro il 2024 di cui 9 entro giugno 2021. Per non parlare della tipologia: orizzontali, abilitanti, settoriali e di accompagnamento, da svilupparsi su linee verticali, lineari, trasversali e circolari. Uso il linguaggio del piano. In pratica un disegno cubista.

Il tasso di crescita finale del Pil potenziale è previsto in misura pari all’1,4%. Se dopo tutta questa palingenesi pianificatoria te ne esci con un modesto +1,4%, vuol dire che il primo a non credere nel piano è il governo stesso. Delle due l’una: se la previsione è realistica, allora è il piano è surrealistico”.

fonte   http://ilparagone