#Trump e il ‘sogno’, tornare presidente ad agosto

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L’ex presidente, secondo i suoi consiglieri, continua a parlare di frode elettorale e pensa ancora alla Casa Bianca

Tornare presidente ad agosto. E’ il sogno -o meglio illusione- che Donald Trump continua ad alimentare, secondo il Washington Post. L’ex presidente degli Stati Uniti insiste con la teoria della frode elettorale, che avrebbe consegnato la vittoria a Joe Biden nel voto di novembre 2020. Trump, secondo quanto riferiscono persone vicine all’ex presidente, è convinto che le varie azioni legali promosse dai suoi sostenitori nel paese alla fine possano portare ad un ribaltamento del risultato del voto.

The Donald, scrive il Washington Post, non sembra ascoltare i consiglieri che lo invitano ad archiviare la questione: continua a concentrarsi sui risultati dell’Arizona, della Pennsylvania, del Michigan, del Wisconsin, del New Hampshire e della Georgia. In particolare, sarebbe particolarmente interessato agli sviluppi della situazione nella Fulton County, in Georgia, e nella Maricopa County, in Arizona.

Le ambizioni dell’ex presidente vengono alimentate dalle frequenti conversazioni con consiglieri che continuano a credere nella tesi della frode elettorale. Secondo il WP, spiccano le figure di Christina Bobb, volto nel network conservatore One America News, Mike Lindell, numero 1 della compagnia MyPillow, e il senatore Doug Mastriano, eletto in Pennsylvania. Trump, riferiscono persone della sua cerchia, ha fatto riferimento alla possibilità di tornare alla Casa Bianca quest’anno grazie ai ricorsi. Tra i consiglieri dell’ex presidente, però, c’è anche chi disinnesca il caso facendo riferimento a ‘esternazioni estemporanee’.

A completare un quadro comunque movimentato, contribuiscono le parole attribuite a Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale e figura vicinissima a Trump. Nel weekend a Dallas ha partecipato ad un evento organizzato sa QAnon e alla domanda sulla possibilità di assistere negli Stati Uniti ad un golpe come quello avvenuto a Myanmar, avrebbe risposto: “Non c’è motivo, intendo, dovrebbe accadere qui”. Una frase poco fluida, poco chiara, che ha reso necessaria una successiva precisazione ufficiale: nessun sostegno in alcun modo a qualsiasi ipotesi di golpe.