Tutelare il lupo, serve chiarezza su affermazioni ministro Cingolani

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“Appare singolare che a mettere in discussione la salvaguardia del lupo cioè di quella che è stata, a tutti gli effetti, una vera e propria conquista dell’ambientalismo storico oltre che una battaglia di civiltà e di restituzione alla verità scientifica, sia proprio il titolare del dicastero che dovrebbe proseguire in questa azione di salvaguardia”

Con un’interrogazione Giulia Gibertoni (Misto) chiede all’esecutivo regionale un commento sulle affermazioni del ministro Cingolani sugli effetti causati dalla diffusione del lupo.

Nell’atto si rileva che il ministro della Transizione ecologica, rispondendo a un’interrogazione alla Camera, avrebbe riferito, sui problemi causati agli allevamenti dall’animale, che “in alcuni casi è stata richiesta una più rapida applicazione della deroga a catturare o uccidere i lupi particolarmente pericolosi e dannosi – questo viene proprio soprattutto dagli allevatori, che hanno un danno enorme – e, in altri, vi è un’assoluta contrarietà a ogni ammissione di deroga rispetto al generale divieto di rimozione”, aggiungendo che “data questa impasse, il ministero della Transizione ecologica ha continuato a lavorare sul tema al fine di trovare un possibile accordo”. Avrebbe poi riferito, nella stessa occasione, che “una proficua ripresa del confronto potrebbe essere attivata anche sulla base del piano vigente, per cui potranno essere valutate azioni e interventi differenziati su base regionale e sub-regionale e ciò potrà prevedere anche deroghe alla cattura e all’abbattimento delle specie protette”, ribadendo anche che “si rappresenta l’auspicio che possa essere raggiunto un accordo fra tutte le regioni tale da contemperare sia la necessità di conservare le specie sia la possibilità di prevedere deroghe al divieto di rimozione nei limiti consentiti dalla normativa vigente”. Il ministro avrebbe poi spiegato che “abbiamo potuto visionare la struttura del piano per i lupi che la Provincia di Trento ha sviluppato, che sembra essere piuttosto interessante”.

Le ultime stime dicono che la popolazione alpina del lupo è di circa 300 esemplari, mentre la popolazione appenninica risulterebbe di circa 1.600 capi. Il lupo fa parte, a tutti gli effetti, della cosiddetta “lista rossa” degli animali a rischio estinzione, redatta dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).

Il lupo, spiega Gibertoni, “è una specie chiave di volta nell’ambiente naturale, di straordinaria importanza in termini di biodiversità: per esempio, con la sua dieta regola la presenza di alcune popolazioni di erbivori, garantendo in questo modo la sopravvivenza e la crescita di specie vegetali che, nel lungo termine, possono costituire un valido rifugio per volatili nidificanti in aree a folta vegetazione. Quando un branco di lupi si stabilizza in un’area non c’è alcun rischio di sovrappopolazione, in quanto il numero degli esemplari è regolato dalla biologia intrinseca alla specie”.

Appare singolare, sottolinea poi la consigliera, “che a mettere in discussione la salvaguardia del lupo, cioè di quella che è stata, a tutti gli effetti, una vera e propria conquista dell’ambientalismo storico, oltre che una battaglia di civiltà e di restituzione alla verità scientifica, sia proprio il titolare del dicastero che istituzionalmente dovrebbe proseguire in questa azione di salvaguardia”. Altrettanto singolare appare, rimarca, “la scelta, sempre del suddetto ministro, di prendere a riferimento il piano per i lupi della Provincia di Trento, cioè lo stesso ente che vorrebbe rendere legale persino l’uccisione di una mamma orsa che protegge i suoi cuccioli”.

Sono numerosi, conclude Gibertoni, “i progetti europei per individuare i migliori sistemi di prevenzione e per favorire la convivenza fra i lupi e le attività umane che si svolgono sui loro territori, progetti che rappresentano un patrimonio di conoscenze che ha già dimostrato tutta la necessaria efficacia nel ridurre i danni da predazione: la stessa Regione Emilia-Romagna ha annunciato, lo scorso giugno, di aver avviato un programma di lavoro (unico in Italia), portato anche a Bruxelles come esempio di ‘buona pratica’, che metterebbe a disposizione degli agricoltori un tecnico specializzato e adeguati strumenti economici che finanzierebbero il 100 per cento degli interventi realizzati per sostenere l’acquisto di dotazioni anti-predazione”.

Giulia Gibertoni chiede quindi che il ministro si documenti sul progetto emiliano-romagnolo e sollecita l’esecutivo regionale ad affrontare il tema alla Conferenza Stato-Regioni.