UFFICIALE: GLI UNDER 40 CHIEDONO PIÙ EDUCAZIONE FINANZIARIA

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Un sondaggio condotto in modo preciso dalle associazioni di consulenza in ambito patrimoniale conferma la validità delle iniziative da tempo indirizzate alla fondamentale fascia di età scolare e post-scolare, talvolta non adeguatamente considerata poiché ritenuta priva di autonome disponibilità economiche ma sulla quale proprio per tale ragione si sono concentrate le attività divulgative realizzate dal banchiere scrittore Beppe Ghisolfi

 

Percentuali che non sono più soltanto opinioni o sensazioni: i Millennial, ossia la generazione dei nati tra i primi anni ottanta e la seconda metà degli anni novanta, chiedono più educazione finanziaria per combattere l’incertezza e la crisi, la terza che tale fascia anagrafica ha vissuto tra il 2007 e il 2020 pandemico.

Mfs investment Management, società che raggruppa i professionisti della consulenza, ha condotto un sondaggio che nelle settimane più recenti è stato ripreso dai principali mass media di settore, e nel quale si trova certificato il dato secondo cui tre italiani su quattro, tra gli appartenenti al target generazionale considerato, ha espresso l’intenzione di acquisire maggiori competenze di educazione finanziaria.

Le ragioni sono molteplici: l’80 per cento di quanti hanno manifestato questo intendimento teme di non poter accantonare a sufficienza per la propria pensione, o di non poter trarre una redditività dignitosa dai risparmi personalmente realizzati sulla base di redditi sempre più discontinui.

Va da sé, ammette il sondaggio, che sono esattamente questi ultimi i motivi che finora hanno spinto il settore della consulenza, o comunque una parte di esso, a non investire un impegno sostanziale orientato ai Millennial. Proprio per questo, tuttavia, sulla fascia di età scolare, fin dalla metà degli anni novanta, si è concentrato l’intenso e pionieristico lavoro divulgativo del banchiere scrittore Beppe Ghisolfi con i propri manuali divenuti infine delle pubblicazioni ufficiali al servizio della fascia sociale coinvolta e dei genitori, i cosiddetti baby boomers.

Adesso infatti lo scenario che riguarda il pubblico in questione sta evolvendosi molto e rapidamente, riscoprendosi interessante, poiché “un enorme stock di ricchezza, in forma di eredità o di donazioni, si sta trasferendo dai genitori ai figli in età post scolare”, il che impone lo sviluppo di conoscenze e la definizione di conseguenti servizi e prodotti che difendano il capitale di base, ne assicurino una rendita e ne permettano una destinazione diversificata e ponderata per livello di rischio.

Si conferma pertanto un principio cardine delle lezioni da sempre condotte dal docente banchiere Ghisolfi: se storicamente l’educazione finanziaria è sorta per promuovere una politica dei redditi necessaria alla formazione di primi risparmi utili alla nascita dei ceti medi nelle società industriali, adesso tale disciplina è volta anche a permettere che le risorse capitalizzare dalle generazioni precedenti siano salvaguardate dai rischi di erosione e di svalutazione e tornino a essere fonte di redditività e di aiuto alle economie reali circostanti.

Un’indicazione di sicuro interesse per l’anno scolastico che attende di ripartire e di vedere definitivamente approvata la proposta di legge – avallata dal governo Draghi a firma dei Senatori Damiani e Marino e della Sottosegretaria Floridia – sulla specifica obbligatorietà dell’educazione finanziaria all’interno di quella civica.