Umberto Bossi

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L’ho incontrato decine di volte in vari raduni in “Padania” e non ha mai rifiuta­to un’intervista. A questo proposito vor­rei ricordare che non mi è mai successo che un personaggio mi abbia detto di no. Ho chiesto interviste a cardinali, scienzia­ti, scrittori, imprenditori, mai incontrato uno che avesse altro da fare e mi man­dasse a stendere. Tutti sempre disponibi­i. Non parliamo dei politici che spesso, direttamente o tramite i loro addetti, mi chiamavano per sollecitare l’incontro. D’altra parte con un minuto di televi­sione catturi un ascolto superiore a deci­ne di riunioni spesso faticose e poco af­follate. Bossi era solito spararle grosse.
Una volta c’erano i fucili pronti ad esse­re imbracciati dal popolo furente, un’al­tra la secessione in procinto di essere at­tuata.
C’erano poi le incredibili cerimonie delle ampolle di acqua pura, riempite alle sorgenti del Po. Nessuno che contestasse queste
sgangherate iniziative. Tutti pendevano dalle sue labbra ed accorrevano festanti. Ov­viamente i giornali dedicavano pagine a
Umberto Bossi il cui consenso aumentava di giorno in giorno. A livello personale il leader della Lega si mostrava sempre at­tento, simpatico e disponibile. Spesso era difficile interpretare le sue parole condite da minacce di improbabili insurrezioni che  periodicamente annunciava. Alcuni errori, per lo più, commessi dal­la sua famiglia lo hanno messo all’angolo.
Suo figlio “trota” ne ha combinate di tutti i colori fino alla laurea “acquistata” in Albania senza aver mai sostenuto un esame. E pagata con settantamila euro del Carroccio. Purtroppo anche la sua salute è stata messa a dura prova. Sulle circostanze in cui si sarebbe verificato questo aneurisma sono circolate leggende che oggi chiame­remmo fake news.
Matteo Salvini ha preso in mano il par­tito e il “senatur”, suo malgrado, ha dovu­to farsi da parte.