Un accenno di cambio di passo

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Questa settimana, in particolare nella prima parte, i mercati sembrano aver adottato un cambio di passo, con un radicale cambio del quadro di riferimento

 

Sostanzialmente si è andata affermando l’idea che all’interno della Fed la convinzione sulle politiche aggressive da adottare non sia più così granitica, con un supporto a questa ipotesi arrivato anche da un report ISM Manufacturing davvero debole, soprattutto nei dettagli, dove gli ordini (e l’occupazione) sono risultati in significativa contrazione. Tutto questo si è tradotto in un robusto calo dei rendimenti e rimbalzo dell’equity, con il mercato tornato a prezzare tagli dei tassi già l’anno prossimo.

 

A corroborare la tesi del mercato per un ammorbidimento della politica monetaria Fed anche un dato debole dei job openings di agosto, che hanno mostrato un vistoso calo d’oltre un milione di unità di posizioni lavorative aperte, terminando ai minimi da 14 mesi e aumentando la probabilità di un dato basso venerdì sul mercato del lavoro.

 

Anche la retromarcia della Truss, con il rinvio del voto sul taglio dell’aliquota per i ricchi a data da destinarsi, ha contribuito a fomentare il rimbalzo dei bond UK ed europei (con calo dei tassi). Non si deve dimenticare, tuttavia, che alla base di questi movimenti vi è in aggiunta il fattore delle ricoperture, che ne ha amplificato la portata. Abbiamo assistito alla sorpresa positiva (la prima sorpresa “dovish” da parecchio tempo) da parte della Reserve Bank of Australia, che ha rialzato i tassi “solo” di 25 bp, contro i 50 attesi dal consenso: il risultato è stato di una caduta della curva australiana e un poderoso rialzo per la borsa.

 

Nonostante la quasi totalità del calo dei tassi nominali sia però rapidamente rientrata nelle ultime ore (vanificando il recupero della prima parte), vi sono due aspetti del movimento che fanno pensare ad una minor determinazione delle banche centrali. Innanzitutto, i tassi sono calati maggiormente sui tratti brevi o medi delle curve; in secondo luogo, i breakeven inflation sono “rimbalzati”, cosa che indica, con tassi nominali quasi di nuovo al punto di partenza, una forte discesa dei tassi reali (30 bp in USA sul 10Y e 23 bp in Europa).