Un Granduca senza eredi che preferiva dichiaratamente gli uomini senza farne mistero

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Non che non fosse mai successo prima in casa Medici

Pensate solo a Vittoria della Rovere, ormai rassegnata nel vedere il marito, Ferdinando II de’ Medici, appartarsi con i paggi di corte davanti ai suoi stessi occhi!
Nasceva oggi 25 maggio, nel 1671, Sua Altezza Serenissima Gian Gastone de’ Medici, l’ultimo Granduca di Toscana.
All’età di quattro anni fu cresciuto dalla nonna Vittoria , abbandonato dalla madre Margherita Luisa d’Orleans, che nel 1675 piantò marito e figli per tornarsene in Francia.
Educato da ottimi precettori, Gian Gastone conosceva perfettamente cinque lingue: il greco, il latino, lo spagnolo, il francese, il tedesco e perfino l’inglese.
Amava la musica e l’arte, la filosofia e la matematica.
Per ragioni dinastiche la sorella Anna Maria Luisa, insieme al padre Granduca Cosimo III, scelsero per lui come moglie Anna Maria Francesca, figlia del Duca di Sassonia.

Una virago, parola desueta per indicare una donna robusta dai tratti virili, per intenderci una teutonica “ragazzona” di Boemia che amava le giostre, i cavalli e la vita campestre.
Gian Gastone fu così costretto a lasciare Firenze per raggiungere la consorte che non aveva scelto, decisamente lontana da lui da ogni latitudine.

Una folta schiera di ruffiani a corte, fra tutti il “fidato” Giuliano Dami, un villano rivestito a festa, si adoperava per assecondare le voglie del Granduca, consegnandoli qualche ora di piacere con dei giovani ragazzotti di San Frediano.
I così detti “ruspanti”, “ragazzi di vita” generosamente ricompensati con dei ruspi (la moneta corrente ) qualora avessero prestato un gradito servigio a “Maestà sua”.
Dominato dai suoi stessi appetiti fino all’eccesso, Gian Gastone condusse gli ultimi anni della propria vita in un letto lurido e pulcioso di Palazzo Pitti, schiavo dei suoi vizi, vittima di apatia e indolenza, ultimo di una dinastia in decadenza.
Restano di lui appunti illuminanti e brillanti riflessioni, decisamente adombrate però dalle cronache dettagliate delle sue abitudini sessuali, divenute oramai di pubblico dominio e di comune ludibrio.

La saggia sorella Anna Maria Luisa con il celebre “Patto di famiglia” avrebbe preservato i beni di casa Medici vincolandoli per sempre alla città di Firenze, salvando così il patrimonio dalla figura di un sovrano ormai incapace di intendere e volere.
Tutto vero, ma la storia procede spesso per semplificazioni e la vita è altra cosa.
Gian Gastone fu mai felice?
Ci resta di lui il ritratto di un uomo solo e malato, circondato da cortigiani senza scrupoli in una Firenze senza eredi, infestata dai pidocchi.
Gian Gastone, ultimo Granduca, fu seppellito senza gloria nell’estate del 1737 nella tomba di famiglia, in posizione arretrata, dietro un altare della cripta, lontano dagli uomini illustri di casa Medici.