#USA2020: L’ULTIMA TEORIA DEL COMPLOTTO DI TRUMP

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Dopo aver parlato di frodi di massa attraverso il voto via posta, il presidente uscente Donald Trump sta evocando un nuovo complotto: il software Dominion avrebbe cancellato milioni di voti per lui dandoli a Joe Biden.

Dominion è uno dei principali software utilizzati dalle macchine per il voto negli Stati Uniti. È di proprietà di Dominion Voting Systems, una società canadese fondata nel 2003 con sede negli Stati Uniti a Denver, Colorado, che produce anche le macchine per il voto. Secondo uno studio della Wharton School of Business dell’Università della Pennsylvania, la tecnologia Dominion è stata usata da più di 71 milioni di elettori americani nelle elezioni del 2016 in 1.635 contee. È il secondo più grande fornitore del paese dopo la società Election Systems & Software.

Il 12 novembre, Donald Trump ha condiviso su Twitter un video dell’American One America News Network (OANN), un canale televisivo di estrema destra molto screditato, che sostiene che questo software avrebbe “cancellato 2,7 milioni di voti Trump in tutto il paese” e spostato 221.000 voti in Pennsylvania da Trump a Biden. Una settimana dopo, giovedì 19 novembre, il candidato Repubblicano ha nuovamente condiviso un video da OANN su Dominion, in cui un giornalista aggiunge che il software soffre di numerose vulnerabilità che spigherebbero perché i voti per Donald Trump sono stati cancellati. A sostegno di questa tesi cita in particolare l’ex amministratore del sito di estrema destra 8chan, Ron Watkins, che viene presentato come esperto di sicurezza informatica.

L’avvocato personale del presidente uscente, Rudy Giuliani, ha detto domenica su un altro canale conservatore, Fox News, che Dominion era “un’azienda della sinistra radicale”. “Una società straniera, che ha legami molto stretti con il Venezuela, e quindi con la Cina, e utilizza il software di una società venezuelana che è stata utilizzata per rubare le elezioni in altri paesi”, ha detto Giuliani.

Questa accusa è stata ripresa giovedì dal team di Donald Trump, durante una conferenza stampa in cui un altro suo avvocato, Sidney Powell, ha sostenuto che Dominion è stato creato dall’ex capo di stato venezuelano Hugo Chavez per garantirsi la rielezione. Ma in realtà Dominion Voting Systems non ha alcun collegamento con il Venezuela.

Nel complesso non esiste alcuna prova a sostegno di questa teoria della cospirazione. Ci sono stati solo due casi di problemi con Dominion alle elezioni. In Michigan, il software non è stato aggiornato in una singola contea, cosa che ha portato a un problema con i risultati che nel giro di qualche ora è stato risolto. In Georgia, in due contee, le macchine per il voto si sono rotte brevemente il giorno delle elezioni, ma il problema è stato sistemato dai tecnici del Dominion.

Ad oggi, non ci sono prove concrete che Dominion faccia parte di una cospirazione di massa e i Repubblicani non sono riusciti a portare al pubblico nessuna prova in merito. La stessa agenzia governativa responsabile per la sicurezza elettorale (CISA) ha dichiarato, il 12 novembre, che non c’erano prove di frodi elettorali. “Le elezioni del 3 novembre sono state le più sicure nella storia degli Stati Uniti”, ha aggiunto l’agenzia. Pochi giorni dopo, Donald Trump ha annunciato il licenziamento di Christopher Krebs, il capo di questa agenzia che lui stesso aveva nominato nel 2018.

Il 16 novembre, cinquantanove esperti di sicurezza informatica hanno pubblicato una lettera aperta in cui fanno notare come non vi sia alcuna prova a sostegno di questa teoria. Anche Fox News ha stabilito che le accuse mosse da Donald Trump non erano credibili, sia riguardo a Dominion sia sulle frodi elettorali in generale.

Dominion Voting Systems, da parte sua, si è difesa in un comunicato stampa contro qualsiasi problema del software e la home page del suo sito è ora interamente dedicata a confutare tutte le accuse di frodi e malfunzionamenti.

Dalle elezioni presidenziali del 2016, in cui i sistemi informatici legati alle elezioni sono stati presi di mira da hacker vicini all’intelligence russa, tutte le apparecchiature elettroniche e i software elettorali sono stati sottoposti a un attento esame da parte degli specialisti della sicurezza informatica.

Un rapporto pubblicato nell’agosto 2019 dai ricercatori che hanno partecipato a DefCon (un’importante conferenza sulla sicurezza informatica) ha mostrato che molti sistemi elettronici legati al voto erano ancora vulnerabili a vari tipi di attacchi informatici.

Esistono delle vulnerabilità, ma ciò non significa che siano state sfruttate per sovvertire il voto. Infatti le vulnerabilità di sicurezza che sono state identificate sono legate a macchine per il voto specifiche o reti specifiche. Cambiare milioni di voti, come ha sostenuto Donald Trump, implicherebbe un’organizzazione titanica e migliaia di persone coinvolte.

“Cambiare il corso di un’elezione richiede molto più di una semplice vulnerabilità tecnica” sulle macchine per il voto, hanno scritto gli esperti di sicurezza informatica.