USCIRE DALLA PRIGIONE DENOMINATA EURO

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Non si può riconvertire una prigione in un spazio verde senza prima abbattere la prigione stessa.

Il trattato di Maastricht ha quasi un quarto di secolo. Se, da allora, nessuna riforma sociale e democratica è stata tentata ci sarà pure una ragione. Come una ragione ci sarà per la sua impostazione monetaria, le politiche austeritarie, l’estremo rigorismo.

E, d’altra parte, c’è forse qualcuno tra le forze che si sono candidate a governare l’Unione, a proporre oggi una sua riforma?

Neanche per idea, ci sono solo promesse elettorali di un qualche minimale ed ininfluente ritocco. Nulla di sostanziale.
E se una costruzione si rivela così mostruosa per le sue politiche sociali, per la sua assenza di democrazia, per la sua irriformabilità, cosa resta da fare se non lottare per il suo abbattimento?

Oggi agli Stati Uniti d’Europa non crede quasi più nessuno. Alcuni pensavano che l’unione monetaria avrebbe aperto le porte a quella politica.

Al contrario, l’euro ha prodotto una divaricazione economica e sociale senza precedenti. Non crediamo che gli Stati Uniti d’Europa sarebbero una buona cosa – a proposito: se il nazionalismo è sempre cattivo, cosa ci tutelerebbe da un super-nazionalismo grande-europeo? – ma in ogni caso non si tratta di un’ipotesi realistica.

Mentre le nazioni nascono da un lungo processo di sedimentazione storica, l’Europa è una costruzione largamente artificiale, basti pensare alle differenze linguistiche e culturali. Una costruzione che non si basa su leggi condivise, ma su vincoli imposti. Già questo sarebbe sufficiente per capire che si tratta di una costruzione destinata ad andare in frantumi.

La fine dell’attuale incubo europeo – altro che “sogno”!

Noi non ci arrendiamo. Liberiamo l’Italia evviva l’Italia !!