Le varianti Omicron (in particolare 4 e 5) combinano infatti una maggiore diffusività, rispetto le varianti precedenti, con una crescente capacità di eludere la risposta immunitaria e quindi i vaccini. Se il mondo grida per un “ritorno alla normalità”, allentando le misure anti-Covid, le subvarianti Omicron hanno preso a circolare sempre più rapidamente, favorite proprio dall’eliminazione delle norme di sicurezza.
A livello nazionale è impossibile ignorare il fatto che se in 6 settimane (dal 26 marzo-1° aprile al 30 aprile-6 maggio) i contagi sono calati del 35,1% (da 489.999 a 317.807 casi positivi), contemporaneamente si è assistiti alla riduzione dei tamponi eseguiti del 34% (da 3.287.286 a 2.169.024). Dati che suggerirebbero quindi più che un’effettiva regressione dell’epidemia, una riduzione dell’attività diagnostica. Non si può quindi essere certi se le nuove varianti stiano circolando o meno lungo la penisola.