Le Varianti Covid che si moltiplicano

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Ma che tuttavia presentano mutazioni spesso “fotocopia”, cioè cambiamenti all’interno che si somigliano sempre di più fra loro

Il laboratorio di Virologia Molecolare del San Matteo di Pavia, con a capo il professor Fausto Baldanti, sta conducendo un monitoraggio continuo delle ultime varianti arrivate: la più recente, e preoccupante perché se ne conosce ancora poco, è quella indiana. Ma, anticipa Baldanti, “ciò che vediamo ci porta a pensare sempre più convintamente che il virus stia finalmente incontrando una fase che potremmo definire di declino. Il Covid-19 è un virus che non può mutare all’infinito”.
Vuole dire che la catena potrebbe interrompersi?
“Voglio dire che le diverse varianti mutano sempre negli stessi posti. E, come abbiamo notato più volte, la mutazione 484 ritorna. Quindi questo significa che più di tanto un virus non può trasformarsi nel punto in cui la proteina Spike aggancia le cellule. Speriamo stia esaurendo la capacità di sopravvivenza”.

E, se fosse così, cosa diventerebbe?

Potrebbe trasformarsi definitivamente in un virus umano a bassa intensità.