Venezia 78, parla Sorrentino: “Non mi aspettavo niente, emozionato più che all’Oscar”

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Per Paolo Sorrentino il primo desiderio dopo essere stato premiato a Venezia 78 è stato “vedere i gol del Napoli che ha vinto con la Juventus”.

Lo ha confessato il regista poco dopo la premiazione, accarezzando con soddisfazione il Leone d’Argento Gran Premio della Giuria vinto alla mostra di Venezia dal suo ‘È stata la mano di Dio’. Poi più serio, incontrando i giornalisti all’Hotel Excelsior del Lido con un sigaro in una mano e il premio nell’altra, ha aggiunto: “Ora torno a Roma a riposarmi un po’. Sono stati 10 giorni molto belli ma faticosi, sono andato da Venezia a Telluride e poi sono tornato a Venezia”.

Ti aspettavi un premio? “Non mi aspettavo niente. È capitato anche a me di far parte di giurie e il funzionamento delle giurie è quanto di più imprevedibile e stravagante ci sia, quindi non bisogna mai aspettarsi premi, quando decidono 7, 8 o 10 addetti ai lavori”. Il fatto che il film fosse stato accolto bene dalla stampa “per me non era un indicatore valido per prevedere la decisione della giuria”, ha confessato il regista che con questo film segna un cambiamento nella sua cinematografia, sia dal punto di vista stilistico che per il coraggio di raccontare una storia intima e dolorosa come la scomparsa dei suoi genitori quando era ancora un adolescente.

Sì, probabilmente farò dei film più semplici”, ha detto il regista. “Può essere che questo film sia un punto di svolta nel senso che ho scoperto una certa semplicità, che alcuni chiamano maturità. Sarà la presenilità – ha scherzato il regista, che lo scorso anno ha compiuto 50 anni – io preferisco pensare di rimanere immaturo. Però magari andando avanti ho scoperto che ci sono cose non necessarie: funziona nella vita come nel cinema”.

Sul suo attuale rapporto con il cinema, Sorrentino ha aggiunto: “Ho capito adesso dopo tanti anni che l’unico momento in cui sono veramente a mio agio nel mondo è quell’intervallo di tempo tra quando dico ‘azione’ a quando dico ‘stop’. Quindi devo riconoscere che il cinema mi ha dato la possibilità di sentirmi dove devo stare. Per il resto, come tanti di noi, sono a disagio”.